“Siamo tutti colpevoli di resistere”. Queste le parole sullo striscione che aprirà il corteo della manifestazione No Tav di sabato 10 maggio, in solidarietà verso i quattro ragazzi del movimento arrestati lo scorso 9 dicembre e sulla cui testa pende l’accusa di terrorismo.
Alberto Perino, storico esponente del movimento che da 25 anni lotta contro l’alta velocità in Valsusa, alla conferenza stampa di questa mattina al Centro Studi Sereno Regis, ha sottolineato il carattere pacifico del corteo che partirà da piazza Adriano e che confluirà in piazza Castello, per il quale è prevista una numerosissima partecipazione, forse ai livelli di quella del 17 dicembre 2005.
«Il movimento No Tav ha fatto grandi passi avanti e oggi i quattro ragazzi non sono frange non riconosciute, ma attivisti di una logica sposata dal movimento contro la tratta Torino-Lione», dice l’attivista.
Secondo Perino la vicenda che ha visto coinvolti i quattro ragazzi si pone sulla scia di azioni che la magistratura ha intrapreso in questo ultimo anno e mezzo, alzando il tiro e lanciando accuse spropositate rispetto ai reati commessi.
La manifestazione, dunque, ha l’obiettivo di mantenere viva l’attenzione su questa vicenda in vista dell’imminente pronunciamento della Cassazione del 15 maggio che dovrà stabilire la legittimità dell’accusa di terrorismo, data in cui il movimento spera di ottenere maggiore chiarezza.
La situazione della Val di Susa è sotto la lente di ingrandimento dell’Europa e già sabato 10, ma soprattutto durante i prossimi processi, si aspetta l’arrivo di un pool di intellettuali e giuristi, soprattutto dell’ambiente francese, che da tempo segue gli sviluppi e che è intenzionato a monitorare il comportamento delle autorità.
Gli esponenti non nascondono l’esistenza di un clima teso, dove eventuali provocazioni rischierebbero di far fallire una manifestazione non violenta che denuncia «un modus operandi della giustizia nei riguardi dei processi No Tav, un discorso non vittimistico, ma realistico».
«Non accettiamo provocazioni, sarà una manifestazione pacifica», aggiunge.
Perino ricorda ancora il diritto, sancito dalla Costituzione, di potersi esprimere: «Se manifestare con strumenti popolari un disagio è terrorismo, allora siamo terroristi da 25 anni».
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