Erano migliaia le persone che hanno partecipato al corteo No Tav di sabato 22 novembre a Torino. Una manifestazione organizzata per denunciare «le bugie del governo» sui costi dell’opera e per chiedere, ancora una volta, la liberazione di Claudio Alberto, Niccolò Blasi, Mattia Zanotti e Chiara Zenobi, i quattro attivisti in carcere con l’accusa di terrorismo per aver danneggiato un compressore durante l’assalto al cantiere di Chiomonte il 13 maggio 2013.
Ad aprire il corteo, lo striscione con su scritto: “Siamo tutti colpevoli di resistere, libertà per i No Tav”.La fiumana di gente, partita in piazza Castello, nel centro di Torino, nel primo pomeriggio, è poi passata da via Rossini, corso San Maurizio, corso Regina Margherita, per poi concludersi a Borgo Dora, nella zona di Porta Palazzo.
Il leader del movimento Alberto Perino ha preso la parola in piazza Castello. «I ragazzi hanno detto che quella notte al cantiere c’erano e la valle ha risposto che c’eravamo tutti – ha detto – Se vogliono condannare loro devono condannare anche noi. Se loro fanno del terrorismo anche noi lo facciamo, da 25 anni. Adesso ripetiamolo e manifestiamolo anche a Torino». Anche la criticatissima sentenza Eternit è stata attaccata. «Contro di noi si chiede il carcere, la prescrizione per chi ha fatto morire 3.500 persone» hanno detto i manifestanti.
Poco prima di Porta Palazzo i No Tav hanno avuto anche la solidarietà degli abitanti delle case occupate. In zona Borgo Dora la manifestazione si è conclusa con l’incendio di un finto compressore di cartone, sopra cui erano scritti anche i nomi di alcuni imprenditori della Valsusa.