Ha perso il bambino una donna incinta che si è trovata in mezzo alle cariche della polizia negli scontri di martedì 18 novembre al Corvetto, nella periferia sud di Milano, avvenuti durante gli sgomberi di due centri sociali. Intervistata subito dopo, aveva raccontato di essere stata colpita da un agente di polizia con un manganello e nella notte tra giovedì 20 e venerdì 21 novembre è stata costretta ad abortire.
La donna, 37enne di origine rumena e già mamma di quattro figli, è stata ricoverata nella clinica Mangiagalli di Milano, dove ha detto ai medici di essere alla ventesima settimana e di essere stata coinvolta e picchiata nella guerriglia urbana. Quattro medici, allora, hanno firmato una segnalazione e l’hanno inviata alla Procura di Milano con l’ipotesi di procurato aborto.
Il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, titolare dell’inchiesta riguardante gli scontri al Corvetto, ha affermato di aver «ricevuto l’informazione dall’ospedale e di aver disposto osservazioni in merito». Ad occuparsi del caso, invece, è il pm Gianluca Prisco.
Nella segnalazione, oltre alle parole della donna, i medici hanno scritto che a prima vista la paziente non presenta segni evidenti di percosse. Nel frattempo l’avvocato della 37enne , Eugenio Losco, non ha voluto rilasciare dichiarazioni, confermando però la denuncia d’ufficio inviata dall’ospedale Mangiagalli.