Quarant’anni di carcere in tutto, nove e sei mesi a testa: è questa la richiesta della procura di Torino per i quattro attivisti No Tav accusati di terrorismo per l’attacco al cantiere di Chiomonte della notte del 13 maggio 2013.
Per i pm Antonio Rinaudo e Andrea Padalino quanto accaduto quella notte è un vero e proprio “atto di guerra”, «Violenza armata e organizzata in modo paramilitare per acquisire consensi e per costringere lo Stato a retrocedere». Non solo, i due magistrati, parte del pool per i reati legati alla Tav, l’attacco avrebbe provocato un “grave danno all’Italia attaccando con violenza una scelta politica ed economica di uno Stato democratico».
Per quell’episodio Chiara Zenobi, Mattia Zanotti, Niccolò Blasi e Claudio Alberto sono in carcere dallo scorso dicembre.
Intanto gli attivisti del movimento No Tav nella giornata di sciopero sociale del 14 novembre si sono dati appuntamento alle 17 a Chiomonte «per farci sentire e per rinnovare ancora una volta una promessa di lotta che non si può fermare con sbarre, prigioni, aule dei tribunali o con il filo spinato di un cantiere».