Sorveglianza speciale di pubblica sicurezza e la confisca di beni per un valore di 18 milioni di euro, tra cui abitazioni, ville e terreni in Piemonte, Lombardia, Lazio e Calabria. Sono queste le misure emesse dal tribunale di Torino, d’intesa con il sostituto procuratore Antonio Rinaudo, ed eseguite dal Centro Operativo di Torino della Direzione Investigativa Antimafia, nei confronti di cinque persone appartenenti alla famiglia della ‘ndrangheta Marando. Si tratta di una cosca, egemone per anni in Piemonte, che faceva parte della consorteria Perre – Marandi – Agresta, a sua volta molto legata alla famiglia Barbarò di Platì, in provincia di Reggio Calabria.
Questo è solo l’ultimo passo dell’operazione “Marcos”, con cui erano finite in carcere otto persone, responsabili del reato di riciclaggio aggravato. Tra loro, l’attuale reggente della cosca Domenico Marando, che è anche il fratello di Pasqualino, il capo famiglia prima morire in un agguato messo in atto da parenti come suo figlio Antonio, di suo fratello Nicola , del nipote Luigi.
Ad occuparsi del patrimonio illecito, acquisito dalla famiglia attraverso il reimpiego di flussi di denaro provenienti dal narcotraffico, era il geometra calabrese Cosimo Salerno, originario di Bianco, in provincia di Reggio, che investiva i fondi in imprese di costruzione e gestione immobiliare.