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venerdì, 18 Ottobre 2024

‘Ndrangheta a Torino. Dopo il “Big Bang” collaborazione dalle vittime del racket

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di Andrea Doi
La punta di un iceberg: questa è la sensazione che hanno gli inquirenti dopo l’operazione “Big Bang” che ha portato in manette venti persone accusate di avere legami con la ‘ndrangheta. Di trovarsi difronte a una punta di iceberg, Torino città nelle mani della mafia calabrese? I timori ci sono, anche perché l’ultimo blitz delle forze dell’ordine è arrivato dopo operazioni di alto livello come “San Michele” e “Minotauro”.

Commercianti e imprenditori torinesi obbligati a pagare la protezione, come avviene ai loro colleghi nel Sud Italia. Ma proprio da loro devono arrivare le denunce, l’aiuto a qui indaga per sconfiggere questa piaga. Perché, come a ricordato il procuratore e responsabile del Dipartimento distrettuale dell’antimafia Sandro Ausiello, ascoltato oggi insieme al magistrato Paolo Borgna dalla “Commissione Legalità” del Comune, «dall’operazione Big Bang potrebbero arrivare ulteriori sviluppi proprio grazie alla collaborazione tra cittadini e imprenditori che fino ad oggi non hanno denunciato». Ma ora potrebbe essere diverso: «Grazie anche all’appoggio delle istituzioni e al lavoro di magistratura e forze dell’ordine potrebbero scegliere di collaborare» – ha spiegato Ausiello.

«Non bastano però le condanne – aggiunge il procuratore – occorre colpire i patrimoni e intervenire sul gioco d’azzardo, fondamentale per l’aggregazione dei sodalizi criminali, il finanziamento delle attività illecite e per entrare in contatto con tutta la società».

Fosca Nomis, presidente della “Commissione Legalità” ha ricordato che «bisogna mantenere alta la vigilanza e mantenere rapporti continui con associazioni di categoria e commercianti e il fondo che istituiremo per le vittime della ‘ndrangheta sarà un ulteriore segnale di vicinanza e supporto».

Il riferimento riguarda un fondo comunale che verrà creato a sostegno delle vittime dell’estorsione, che decidono di denunciare.

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