Scrive Alessandro Manzoni nei “Promessi Sposi”: «Non già che trattasse proprio contro il galateo; ma sapete quante belle cose si posson fare senza offender le regole della buona creanza: fino a sbudellarsi».
A sentire i conversari della ministra Nunzia De Girolamo quelle regole della buona creanza non sono certamente da lei tenute in considerazione.
Purtroppo se ne avrà un’eco domani, venerdì, in Parlamento a seguito di alcune interrogazioni non solo dell’opposizione grillina (che chiede le dimissioni della ministra) ma anche di qualche parlamentare della maggioranza Pd su presunte vicende di mala politica in quel di Benevento che hanno visto la De Girolamo protagonista senza però, almeno sinora, risvolti giudiziari.
L’aspetto più che imbarazzante, senza cadere nel moralismo, è invece il linguaggio praticato dalla ministra a conferma del degrado a cui si è giunti nel nostro Paese non solo tra i politici anche se la palma d’oro della volgarità e del turpiloquio è in modo indiscusso appannaggio di Beppe Grillo.
Ma anche la televisione gareggia in questo campo. Ad esempio una nuova trasmissione de La7 (La Gabbia) condotta dall’ex direttore de “La Padania” fa audience soprattutto per la rozzezza del linguaggio da trivio ricco di parole sguaiate e volgari.
Nel settore dello spettacolo leggero il film che ha toccato il massimo degli incassi negli ultimi mesi è stato “Sole a catinelle” di Checco Zalone il cui protagonista non conosce sicuramente il trattato di monsignor Della Casa, il mancato cardinale vissuto nel 1500 nel quale «si ragiona de’ modi che si debbano o tenere o schifare nella comune conversazione, cognominato Galateo overo de’ costumi».
Una edizione aggiornata del breve trattato che il monsignore nato nel Mugello compose quando era arcivescovo di Benevento (patria della De Girolamo) fra il 1551 e il 1554 non dovrebbe essere considerato uno spreco di pubblico danaro se venisse distribuita a tutti i nostri padri coscritti che siedono in Parlamento e in tutte le assemblee rappresentative, dai Comuni, alle Province alle Regioni.
I maestri controllori della spending review potrebbero chiudere un occhio in omaggio al vivere civile.
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