Picchiato perché è un “negro”. È quanto ha denunciato un rifugiato del Darfur, in Italia dal 2011.
L’uomo, uno studente universitario ospite della parrocchia della chiesa dell’Ascensione, quartiere Mirafiori a Torino, sarebbe stato preso a calci e pugni, da due uomini, dopo essere stato minacciato con un coltello.
Uno dei presunti aggressori, un italiano 51 anni è stato arrestato dai carabinieri, chiamati dalla stessa vittima.
Secondo il suo racconto il rifugiato sarebbe stato picchiato per il colore della pelle: «Mi hanno dato del negro di merda. È stata un aggressione a sfondo razziale».
A denunciare quanto avvenuto sui social è stata Ilda Curti, ex assessore comunale all’Integrazione, che conosce lo studente visto che insieme lavorano ad un progetto europeo.
Così racconta la vicenda Ilda Curti.
«A è mio amico. È nostro amico.
Non ve la racconto, la sua storia. Perché è atroce ed è mio amico. Quello che so di lui è storia sua che ha condiviso con me. Io, le storie degli amici, le tengo strette soffrendo con loro.
A viene dal Sudan. È nero nero. Gentile, ironico e intelligente. Nero.
Ieri sera è stato aggredito da due italiani che gli hanno urlato “negro di merda” e gli hanno fatto del male. Per fortuna è arrivata la polizia, chiamata da amici di A, che è riuscita ad arrestarne uno.
Questo è successo di sera, davanti ad una parrocchia frequentata da A, in un quartiere benestante di Torino.
Questo è quello che sta succedendo, tutti i giorni, nelle nostre città. Questo, non altro: violenza e razzismo.
Io spero che il tam tam degli amici che oggi si sono stretti intorno ad A possa lenirgli qualche ferita. Una delle tante. Dico solo che qualche mese fa mi ha detto che finalmente, in Italia, si è sentito al sicuro. Ed oggi mi ha detto che ha ricominciato ad avere paura.
Ed io vorrei strapparmi la pelle dal dolore, vorrei chiedergli scusa a nome di tutti noi.
Io stasera odio chi gli ha fatto del male. Odio chi tocca un mio amico. Odio chi giustifica. Odio chi tace.
“Ne touche pas à mon pote”, urlavano gli attivisti francesi un po’ di anni fa. Non toccate il mio amico. Non toccate i miei amici, omuncoli schifosi.
Non toccate i nostri amici. Siamo tanti e abbiamo le spalle larghe. Venite a prenderci, stronzi».