Sicuramente gli uffici stampa del Quirinale e di Palazzo Chigi nella rassegna quotidiana che preparano per Napolitano e Letta non inseriscono gli editoriali di Nuovasocietà ma, indirizzo ugualmente alle due alte cariche dello Stato italiano questa nota alla stregua di quei naufraghi che inviano un messaggio per essere salvati, dentro una bottiglia lasciata cadere sulle onde di un mare in burrasca.
Quella che qui racconto è una cronaca vera che ho vissuto personalmente ieri e oggi (venerdì e sabato) qui a Torino, un tempo città per antonomasia della classe operaia, antifascista, medaglia d’oro della Resistenza dove il Pci ha raggiunto, nella bella stagione, il 40% dei voti.
Venerdì.
Nel pomeriggio alla sede dell’Anpi provinciale nel giro di poche ore arrivano almeno una decina di segnalazioni di amici allarmati che vogliono avere notizie di un fantomatico “Coordinamento nazionale per la rivoluzione” che indice a livello nazionale, per lunedì 9 dicembre, una giornata di protesta invitando il popolo italiano alla ribellione.
In molti negozi e in tanti mercati rionali sono apparsi negli ultimi giorni volantini per la “mobilitazione” affinché nella giornata indicata tutti gli esercizi pubblici tengano le saracinesche abbassate, mente gli ambulanti dovrebbero disertare i mercati.
Chi sono questi individui che intimidiscono i negozianti della città?
Attraverso una ricerca su Facebook scopriamo che i “forconi” (quelli che l’anno scorso in Sicilia si resero protagonisti di vivaci proteste) sarebbero alla testa del movimento, con altre sconosciute sigle, che vogliono coinvolgere in modo particolare negozianti, ambulanti, autotrasportatori e tassisti.
Nei giorni scorsi un folto gruppo di questi contestatori si è riunito in un locale della periferia della città per definire la mappa della protesta torinese: posti di blocco all’ingresso delle autostrade per Aosta e Milano a Nord, per Genova e Piacenza a Sud, presidi su alcune piazze dove abitualmente vengono allestiti i mercati rionali, con «un raduno di popolo in rivolta» nella centralissima piazza Castello.
Uno dei leader del “Coordinamento”, tale Danilo Calvani, qualificatosi come contadino di Latina, nel suo intervento alla suddetta assemblea ha propugnato «lo scioglimento del Parlamento e la formazione di un governo nuovo al di fuori dei partiti, magari con una figura militare di riferimento».
Nella serata di venerdì si è aggregata al “Coordinamento per la rivoluzione” Forza Nuova, il gruppo di estrema destra fondato dall’ex terrorista nero di Terza Posizione, Roberto Fiore che ha soggiornato per parecchi anni come latitante in Inghilterra.
Sabato.
Come d’abitudine mi reco di buon’ora al bar sotto casa per il solito cappuccino d’orzo. Il proprietario, un tempo operaio alla Fiat, mi rivela che il giorno prima si sono presentati nel suo esercizio due signori, qualificatisi come agenti in borghese della Questura. Gli hanno consigliato di non aprire il bar lunedì 9, per evitare spiacevoli inconvenienti. Non un’intimidazione, semplicemente «un amichevole consiglio».
Scopro che molti dei negozi della zona hanno ricevuto analoghe visite.
L’aspetto più preoccupante per me è stata la reazione del mio amico barista, già sindacalista ed elettore di sinistra. «Non ne posso più. Lunedì terrò chiuso, tanto prima o dopo mi vedrò costretto a chiudere per sempre; tartassato come sono dall’agenzia delle imposte e per il calo spaventoso, in questi ultimi tempi, di clienti».
Alla mia obiezione: «Attento: quelli che ti hanno consigliato e quelli che hanno appiccicato alla serranda questi volantini del Comitato per la ribellione sono appoggiati dai fascisti».
Risposta: «Non ne posso più punto e basta!».
Un’ora dopo sono in un grande comune della cintura torinese per un dibattito con il giudice Gian Carlo Caselli e il sindaco della città, sulla Costituzione. Anche qui sono arrivati i volantini del fantomatico “Comitato per la rivoluzione”.
Avvicino alla fine del dibattito alcuni esponenti della sinistra presenti che conosco da antica data, per sapere quali iniziative hanno assunto o hanno intenzione di assumere prima di lunedì, magari un volantinaggio da distribuire nel pomeriggio sui mercati e in tutti i negozi.
Le risposte che ricevo sono lapidarie e al tempo stesso raggelanti. «Il malcontento è molto forte da tutte le parti. La gente è incazzata». Un altro dirigente politico locale mi dice: «Sai noi siamo impegnati per preparare le primarie del partito. Oggi non abbiamo tempo per queste cose».
Il segretario della locale camera del lavoro così ha voluto rassicurami: «Noi abbiamo predisposto un servizio volontario per difendere le nostre sedi da qualsiasi eventuale attacco provocatorio».
Anche questa cittadina è decorata di medaglia d’argento per la lotta della Liberazione!
Naturalmente come Anpi abbiamo contattato il Questore, la Prefetta, il sindaco Fassino, le due associazioni dei commercianti affinché venissero immediatamente diffidati pubblicamente questi provocatori facendo presente che stiamo vivendo le ultime settimane del 2013 e non quelle del 1919…
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