Evocava più di un brivido lungo la schiena sapere che sarà l‘Onda, come viene identificato il comitato “Sì, Torino va avanti” formato da sette donne (sette “sorelle”, come le multinazionali del petrolio negli anni Sessanta?), ad avere il controllo di piazza Castello per la manifestazione che nei fatti si è trasformata in una prova di forza più anti-Appendino col pretesto del Sì alla Torino-Lione.
Sia chiaro, nulla di personale contro le sette sorelle della contestazione gentile, ma è anche difficile dimenticare che l’Onda (Die Welle) è una pellicola del 2008 (trasposizione cinematografica di un romanzo del 1967) diretta da Dennis Gansel che racconta l’evoluzione in senso autoritario di una scuola superiore in Germania, attraverso un consenso manipolato. Il rimando è alla Germania nazista, di cui nessun studente teme il ritorno. Ma l’esperimento in una classe (nome, logo, scelta di un leader, disciplina, divise, saluto e obbedienza condivisi), esperimento poi allargato all’intero istituto, mostra all’opposto che i germi del totalitarismo siano tutt’altro che soffocati una volta per sempre. Anzi, sono più che disponibili a rigenerarsi se si offre loro terreno fertile.
Ma, ora, con i primi quarto d’ora di celebrità sui quotidiani regalati alle organizzatrici e in forza degli incendiari proclami dei soliti noti (di cui per carità di patria si evita di scrivere i nomi) pronti a cavalcare l’onda di ritorno, dopo essere gettati a corpo morto nell’onda considerata salvifica dell’Appendismo, quel timore è rientrato.
L’Onda Day sabauda, l’happening di sabato in piazza, nonostante le presenze dure e pure di CasaPound e Forza Nuova, ha ritrovato un marcato aspetto rassicurante, ciarliero e salottiero, come si conviene ad una mescolanza di passato e di presente in maniera acritica e deresponsabilizzata, all’illusione di uno spazio comune tra soggetti diversi e antitetici indipendentemente dai comportamenti reali e dagli obiettivi.
Sabato alla “mezza”, all’ora di pranzo, le madamin faranno un cenno di saluto e con garbo si avvieranno all’uscita. Alle cinque le aspetta il tè, magari con la sindaca.