La Libia non sarà caduta tutta nelle mani dello Stato islamico, ma la presenza e l’attivismo dei miliziani di Abu Bakr al-Baghdadi, in alcune parti del Paese, è evidente.
Tre autobombe sono esplose stamattina a Qubah, causando 47 morti e 80 feriti. L’Isis ha rivendicato la strage. Tutto ciò è avvenuto a 35 chilometri dalla roccaforte del Califfato, la città di Derna. L’obiettivo delle esplosioni erano la residenza del presidente del Parlamento, il Dipartimento di sicurezza e una stazione si servizio.
Sempre in mattinata, a Sirte, dopo aver occupato l’emittente radiofonica locale, l’Isis ha imposto il coprifuoco. I miliziani hanno preso il pieno controllo della città solo ieri, in seguito all’occupazione militare dell’Università e di altri edifici pubblici.
Nel frattempo i gruppi islamisti che da tempo controllano Tripoli, opponendosi al governo riconosciuto dalla Comunità internazionale, presieduto da Abdullah al Thani, hanno bocciato ogni ipotesi di negoziato per la riconciliazione nazionale guidata dall’Onu.
«Da tutti è arrivato un sostegno forte alla mediazione che sta conducendo l’inviato speciale del segretario generale dell’Onu, Bernardino Leon, per un governo di unità nazionale» ha dichiarato Federica Mogherini, l’Alto rappresentante per gli affari esteri e la sicurezza comune dell’Unione Europa, ribadendo quanto deciso al Palazzo di Vetro di New York ma omettendo la difficoltà di concretizzare quest’ipotesi diplomatica.