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mercoledì, 23 Ottobre 2024

Libia, l'Egitto avanza e l'Occidente indietreggia

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

L’Egitto del presidente Abd al-Fattah al-Sisi sta tentando di sfruttare l’occasione, per meglio utilizzare e soprattutto riconquistare la leadership di Paese guida del mondo arabo. Con la caduta di Hosni Mubarak quel primato è sfuggito di mano all’Egitto, disperdendosi nel boato dell’esplodere delle Primavere arabe. Oggi l’Egitto ha un’occasione che porta il nome della Libia. La reazione alle decapitazioni firmate Isis dei 21 egiziani copti ne è l’emblema: prima i bombardamenti aerei, ora l’invasione di terra. L’Egitto oggi ha attaccato la Libia con le sue forze speciali, che hanno fatto incursione via terra a Derna, catturando 55 elementi del Daesh. Questo quanto hanno riferito i media egiziani e libici. L’operazione militare è avvenuta con l’ausilio della “Task force 999”, unità speciale egiziana per le operazioni internazionali, che si è coordinata con le forze di sicurezza libiche.
Nel pasticcio libico, nelle ultime 24 ore, è stata registrata la liberazione di Sirte dalle truppe dell’Isis. Le Brigate di Misurata, che sostengono il governo legittimo di Tripoli, avrebbero conquistato terreno sulle forze jihadiste. Su Twitter è arrivata la smentita da parte di account vicini all’Isis, che hanno contrariamente sostenuto di essere in cammino per prendere Misurata. L’ufficialità e la certezza delle notizie su questi dettagli, in questo momento, è evidentemente debole.
Nel frattempo il Paese sotto le Piramidi ha chiesto alle Nazioni Unite di revocare l’embargo sulle armi alla Libia, per permettere al governo di Tripoli di esser meglio equipaggiato nel combattere l’Isis. Inoltre, il presidente al-Sisi, tramite il suo ministro degli Esteri, Sameh Shoukry, ha chiesto all’Onu di unirsi ai raid in Libia. L’Europa e gli Stati Uniti, dopo un primo momento di confusione e disordine, nel quale ogni Stato ha espresso la sua posizione senza confrontarsi con gli alleati dell’Alleanza Atlantica, si sono schierate a favore di una risoluzione diplomatica della crisi, escludendo di seguir la strada armata percorsa dall’Egitto. In una nota emessa ieri sera, Italia, Usa, Gran Bretagna, Francia, Germania e Spagna hanno affermato che è «ancora una volta impellente la necessità di una soluzione politica del conflitto, la cui prosecuzione va a beneficio esclusivo dei gruppi terroristici, Isis compreso». I Paesi arabi si son detti invece favorevoli, evidenziando quanto l’invio di una forza militare richieda però l’assenso del governo libico, il che all’oggi risulta piuttosto complesso da ottenere, vista la situazione di caos ed alla luce della presenza di 2 parlamenti e di 2 governi, uno legato alle forze islamiste libiche e l’altro riconosciuto dalla Comunità internazionale.

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