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venerdì, 18 Ottobre 2024

Libertà religiosa ed educazione sessuale

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Una platea di 175 ambasciatori attenti alle parole di Benedetto XVI, capo dello Stato più piccolo e della religione più diffusa e potente al mondo, per lo scambio degli auguri d’inizio d’anno, non è un quadro di alto sapore evangelico, ma così stanno le cose. Un discorso non di circostanza quello papale, tutto teso a delineare ai rappresentanti degli Stati accreditati presso la Santa Sede, che cosa essa intenda per “libertà religiosa”, così frequentemente invocata in questo momento di gravi difficoltà per le comunità cattoliche. Discorso su cui varrà la pena tornare.
Qui ci si limiterà al passaggio che più ha catturato l’attenzione della stampa per la sua singolarità. «Non posso passare sotto silenzio – dice il papa – un’altra minaccia alla libertà religiosa delle famiglie in alcuni Paesi europei, là dove è imposta la partecipazione a corsi di educazione sessuale o civile che trasmettono concezioni della persona e della vita presunte neutre, ma che in realtà riflettono un’antropologia contraria alla fede e alla retta ragione». Dunque, un’educazione sessuale pubblica è mai neutra e minaccia la libertà religiosa perché impone un insegnamento fondato su una concezione dell’uomo contraria all’unica vera antropologia, rivelata dalla fede cattolica e corroborata dalla ragione “retta”, cioè quella monopolizzata dalla chiesa. C’è da rimanere basiti di fronte ad una condanna sorprendente, così tranciante e spregiativa del sapere e dell’educazione laica. Una gaffe cui questo papa è proclive?
Questa ferma dichiarazione fa chiarezza sulla ragione per cui l’Italia anche nell’educazione sessuale è pericolosamente arretrata. La legge che la prevedeva giace sepolta in Parlamento dal 1975. E non certo per assenza o incapacità di chi sarebbe deputato a questo delicatissimo momento educativo, ma per la ben nota debolezza d’uno Stato con la s minuscola di fronte all’invadente arroganza vaticana. Così i giovani sono abbandonati a se stessi ad annaspare alla cieca in una società sempre più erotizzata, sottoposti a pulsioni psicofisiche complesse e convulse di cui non riescono a cogliere con serenità il bandolo per orientarle verso una risoluzione equilibrata, capitale per un’esistenza sessualmente positiva e pacificante. Se la famiglia è impreparata e timorosa, se la scuola, con l’eccezione di qualche operatore coraggioso, latita, non rimane ad informare che la strada, oggi doviziosamente affiancata da internet e cellulari, con i risultati che tutti, attoniti ma inetti, riscontrano. Se un tempo a 13-14 anni gli adolescenti sperimentavano i primi approcci affettivi, oggi arrivano al rapporto sessuale completo, ma senza il sostegno di un’informazione corretta che possa prevenire da conseguenze negative, slanci di affettività immatura ed impulsiva o voglia di esperienze nuove. Chi mai ha informato gli adolescenti che un rapporto sessuale serio e soddisfacente non è solo incontro di organiche diversità? Che vi sono determinanti differenze fisiologiche e psicologiche tra i sessi la cui ignoranza potrà produrre, assieme a brucianti delusioni, malattie o anche precoci responsabilità genitoriali?
Se c’è qualcosa di immorale non è l’informazione precoce come precoci sono gli adolescenti oggi, ma è la disinformazione. Le competenze e la volontà per informare ci sono: basta metterle in condizione di operare. E non può la chiesa opporvi resistenza pensando di salvare la virtù con l’ignoranza. L’ignoranza non ferma l’affettività e la sessualità giovanile. Le rende solo più pericolose. La vita sessuale è elemento fondamentale per la serenità e l’equilibrio delle persone, ma esercitata con saggezza. Non sembra che il silenzio ed il rigore dottrinale della chiesa abbiano raggiunto grandi risultati. Il sesso non è solo per la riproduzione. Può dare ben di più. La chiesa ha tutto il diritto di predicare i suoi principi e lo fa. Nell’attesa di frutti migliori, permetta allo Stato di adempiere un suo grave obbligo. La chiesa che tanto difende la vita dal concepimento alla morte naturale, non dimentichi che tra i due poli c’è un percorso al cui equilibrio contribuisce anche il piacere di una serena vita sessuale preparata fin dalla giovinezza.

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