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domenica, 8 Settembre 2024

Legge elettorale e alleanza, adesso il Pd deve parlarne

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Tutti sappiamo che, da sempre, la legge elettorale è la “madre” di tutte le riforme. E tutti sappiamo, al contempo, che a seconda della legge elettorale che decolla nascono e muoiono alleanze e decollano o tramontano gli stessi partiti. E’ appena sufficiente ricordare che la Dc, il più grande partito italiano per oltre 40 anni, si è sciolto come neve al sole dopo l’approvazione di un sistema elettorale fortemente maggioritario e bipolare. Cioè il Mattarellum. E quindi il sistema elettorale non è mai neutrale ai fini dell’assetto dello stesso sistema politico.
Ora, al di là delle ambizioni di potere e personali dei singoli capi partito – compreso il Pd, naturalmente – diventa sempre più impellente capire quale sarà il profilo, la sostanza e il progetto del nuovo e futuro centro sinistra italiano. Perché è indubbio che, al di là del Mattarellum, del sistema ispanico o del modello che si ispira vagamente al Sindaco d’Italia, la coalizione resta un elemento costitutivo di ogni prospettiva politica. Avendo negato, alla radice, ogni ritorno ad un sistema puramente proporzionale e avendo confermato, al contempo, la necessità di garantire un sostanziale bipolarismo della politica italiana ispirata alla cosiddetta democrazia dell’alternanza.
Ma i tre sistemi elettorali proposti da Renzi è ovvio che producono tre diversi scenari politici per la prospettiva stessa del Partito democratico. Se il ritorno al Mattarellum non può prescindere dalla costruzione di una vasta alleanza con il rischio di dar vita a quel pasticcio inguardabile e ridicolo che era l’Unione di prodiana memoria, il modello spagnolo – seppur variamente modulato – spinge ad una maggior visibilità del partito. Una sorta di “vocazione maggioritaria” di veltroniana memoria. Per non parlare del modello Sindaco d’Italia che, al di là di una oggettiva modifica costituzionale per essere politicamente credibile, attenuerebbe di molto la centralità della coalizione.
Ecco perché non può più essere ulteriormente rinviata la discussione sul profilo politico del centro sinistra ben sapendo che il Pd, malgrado i sondaggisti “amici”, difficilmente può raggiungere livelli di consenso che sfiorano il 35/40 per cento. E la coalizione del centro sinistra, soprattutto dopo l’elezione di Renzi alla segreteria nazionale, non può che essere improntata ad un serio e credibile profilo riformista, democratico e costituzionale. Oltre al Pd, alla sinistra cosiddetta di governo come Sel e a un ipotetico e futuribile polo di centro e riformista, quali altre forze politiche possono contribuire a qualificare e a rafforzare l’alleanza di centro sinistra? Pongo questo tema perché la sostanziale costruzione del centro sinistra di governo non è un optional da weekend politico. Vorrei, al riguardo, ricordare che dopo aver sottoscritto in modo pubblico e plateale l’alleanza tra il Pd e il partito di Vendola, quella alleanza si è dissolta come neve al sole alla prima verifica politica. E pensare che proprio il partito di Vendola aveva beneficiato di un numero ragguardevole di seggi riconducibili al premio di maggioranza previsto dalla legge elettorale. Una alleanza, quindi, che non è mai nata, malgrado i solenni impegni della vigilia di adottare ogni scelta a maggioranza nei rispettivi gruppi parlamentari.
E’ sufficiente ricordare questo piccolo, ma significativo, episodio per spronare il Pd a mettere mano al più presto al profilo politico e culturale del futuro centro sinistra. E, al riguardo, credo che lo sforzo di caratterizzare il programma di governo del Pd intrapreso da Renzi è un elemento importante e significativo per qualificare lo stesso progetto futuro del centro sinistra. Ma è altrettanto indubbio che adesso è arrivato anche il momento di avviare una forte e qualificata discussione sul progetto di coalizione che vogliamo mettere in campo. Una discussione collegiale a cui nessuno può ritrarsi e, soprattutto, una discussione che deve coinvolgere adesso l’intero tessuto del partito. Perché sulla credibilità, serietà e trasparenza della coalizione si gioca anche la credibilità e la prospettiva dello stesso Partito democratico.
 
 

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