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sabato, 27 Luglio 2024

Istat, la disoccupazione giovanile sale al 41,6%

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Nonostante le previsioni di ripresa che il governo va sbandierando da mesi, l’ultimo studio dell’Istat reso noto questa mattina sembra non lasciar intravedere alcun margine di miglioramento. In aumento il tasso di disoccupazione del mese di novembre, attestato sul 12,7% con una crescita significativa dello 0,2% rispetto al mese precedente e di 1,4 punti rispetto al 2012.
A preoccupare, però, sono soprattutto le stime del tasso di disoccupazione giovanile, ovvero dei ragazzi di età compresa tra i 15 e i 24 anni, che ha toccato quota 41,6% crescendo di 0,2 punti rispetto a ottobre, e battendo in negativo ogni record storico dal 1977 ad oggi.
In altre parole, si tratta della stima peggiore degli ultimi 37 anni: ad oggi i giovani disoccupati sono infatti 659mila, ben 23 mila unità in più rispetto all’anno precedente. Numeri che vanno inseriti nel contesto dei tre milioni e 257 mila disoccupati registrati nel mese di novembre.
Aspro il commento di Codacons, che attraverso un comunicato stampa diffuso in mattinata ha fatto sapere di non meravigliarsi di fronte a tali dati. Secondo l’associazione dei consumatori, infatti, i provvedimenti presi fino a ora dal governo per aiutare le imprese non possono che rivelarsi del tutto inutili finché non si deciderà di diminuire la pressione fiscale sui cittadini, invitandoli così nuovamente all’acquisto di beni.
Utili, dunque, ma non risolutivi le riduzioni di Irap, gli aiuti alla crescita economica (Ace), la tanto contestata modifica dell’articolo 18 che regolamenta il mercato del lavoro, gli incentivi per l’assunzione di giovani e la prossima riduzione del cuneo fiscale.
«Il costo del lavoro e le troppe tasse – spiegano infatti da Codacons – sono certo un problema importante per le imprese, ma fino a che queste non torneranno a vendere i loro prodotti alle famiglie, non ci sarà alcuna speranza di uscita dal tunnel della crisi, salvo per le poche imprese che puntano sulla domanda estera ed esportano i loro prodotti».
Futili, secondo l’associazione dei consumatori, le misure prese a questo riguardo, come ad esempio l’eliminazione dell’Imu, il cui gettito è stato assicurato dall’introduzione della Tasi e dall’aumento dell’Iva. «Insomma – lamenta il Codacons – non si può fare il gioco delle tre carte con Imu e Tasi, non si può restituire l’Imu con la sinistra e riprendersi i soldi, attraverso la Tasi, con la mano destra».
Alessandra Del Zotto

 © RIPRODUZIONE RISERVATA

 

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