In Sala Rossa si torna a parlare di cannabis. Dopo la discussione sulla liberalizzazione delle droghe leggere, stavolta si parla addirittura di coltivarla negli edifici pubblici della città. Più precisamente, nell’istituto Bonafous a Chieri, e a scopo terapeutico. La proposta arriva dai consiglieri di Pd e Sel Silvio Viale e Marco Grimaldi, che chiedono di far diventare la struttura «un centro sperimentale per la coltivazione della canapa indiana a scopo farmaceutico» e affermano di aver già parlato con l’Assocanapa, l’associazione dei produttori di canapa di Carmagnola.
Tutto inizia lo scorso 14 gennaio quando, assieme alla richiesta della liberalizzazione al Parlamento, il Consiglio Comunale ha approvato a larga maggioranza un altro ordine del giorno, sull’uso terapeutico della cannabis. Il punto è controverso, dal momento che in Italia tali cure sono possibili dal 2006, ma in Italia non vengono prodotti che contengono all’interno questa sostanza, che devono quindi venire importati dalla Germania, con costi proibitivi. Ora, sulla scia delle Veneto, Toscana, Liguria e Puglia, anche Viale e Grimaldi puntano sull’auto produzione, per rendere la vita più facile ai malati oncologici e cronici che ne fanno uso. E l’istituto Bonafous sarebbe la sede ideale, un istituto di ricerca agricola pubblica in collina e con serre e vigne sempre più in disuso per la mancanza di soldi.
Potrebbe diventare il luogo per una sperimentazione controllata – sostiene Grimaldi – in collaborazione con il sistema sanitario e l’Università. Sarebbe una produzione limitatissima: a Torino ci sono almeno una trentina di malati a cui sono prescritti farmaci a base di cannabinoidi».
La pensa così anche il consigliere del Pd Luca Cassiani. «Io auspico, un giorno, una totale legalizzazione delle droghe, anche pesanti – dice – anche se mi rendo conto che gli italiani e i torinesi, in questo momento, non sarebbero ancora pronti per un così radicale cambiamento. Il processo deve essere culturale ancora prima che legislativo. Per quanto riguarda l’uso medico sono totalmente d’accordo». Al momento, però, si tratta ancora di teoria, perché la proposta per passare ha bisogno del sì della Regione e poi dello Stato.
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