Le due Pussy Riot in prigione sono state rilasciate. Sono libere ora Maria Alyokhina, 25 anni, da 22 mesi detenuta nel carcere di Nizhni Novgorod e Nadia Tolokonnikova, nell’ospedale carcerario di Krasnoiarsk in Siberia, esponenti del collettivo femminista imprigionate per aver messo in scena il 22 febbraio 2012 una preghiera–concerto punk contro la rielezione di Vladimir Putin come primo ministro nella cattedrale di “Cristo Salvatore”, a Mosca. L’amnistia, era arrivata da Putin e della Duma, il Parlamento russo, qualche giorno fa. Maria tornerà a casa oggi stesso, in treno. Nadia, 24 anni, è stata rilasciata poche ore dopo. La terza Pussy Riot, Yekaterina Samucevic, era stata messa in carcere e poi subito liberata.
Per nulla soddisfatta tuttavia Maria, che bolla l’amnistia come una mera trovata propagandistica, affermando addirittura che avrebbe preferito rimanere in carcere. «Io non credo che sia una amnistia, si tratta di una profanazione», dice al canale televisivo Dozhd, aggiungendo di non credere affatto che la sanatoria sia un atto umanitario ma «solo una trovata pubblicitaria». Le parole della Pussy Riot sono chiare: «La mia opinione sul presidente non è cambiata affatto – sottolinea – se avessi avuto la possibilità di non approfittare di questo “gesto umanitario”, non ne avrei sicuramente approfittato. Ma in questa situazione ero solo un corpo che doveva essere spostato nello spazio, non dipendeva da me».
La Alyokhina evidenzia infine che «nemmeno il 10% dei detenuti è stato liberato» e che continuerà a lottare per i diritti dei suoi compagni nel campo di prigionia di Nizhny Novgorod. «La cosa più difficile in carcere è vedere come le persone si arrendono e si trasformano in una massa – conclude – Difendere i diritti umani è l’attività che ho intenzione di intraprendere». Dello stesso avviso anche Nadia che, a quanto riferiscono fonti locali, subito dopo la scarcerazione avrebbe urlato: «Russia senza Putin!»
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