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venerdì, 6 Dicembre 2024

Le periferie di Torino: dalla sinistra al tricolore

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Le periferie della città di Torino sono al centro della campagna elettorale, proprio come cinque anni fa. Le periferie “proletarie” sono da sempre state simbolo della lotta operaia. I partiti più grandi della sinistra avevano circoli, dopolavoro, ritrovi per anziani.

Nell’ultimo decennio è cambiato tutto però: nonostante Torino fosse sempre stata amministrata dalla sinistra (nelle varie versioni), le periferie hanno incominciato a dimostrare insofferenza. Hanno iniziato a sentirsi abbandonate, complice anche la trasformazione della città. Una città sempre meno operaia e sempre più spostata sul “settore terziario”, che ne ha cambiato l’anima e di conseguenza la politica.

Periferie di Torino, la parentesi a 5 stelle

Questa insofferenza si è amplificata, fino al punto in cui la città di Torino ha espresso desiderio di cambiamento. Cinque anni fa ha dato il voto (soprattutto al ballottaggio) al Movimento 5 Stelle. Questa continua ricerca di cambiamento ha avuto il volto di Chiara Appendino. Ma al primo turno era “davanti” Fassino, permettendo al PD e “compagni” di avere in mano le circoscrizioni e – ancora – le periferie. 

Appendino aveva promesso molto ai quartieri più distanti dal centro, che oggi si sentono – ancora una volta – fregati. Parliamo delle grandi percentuali, sappiamo benissimo che esistono ancora dei “supporters” della politica di Chiara Appendino, ma i grandi numeri non mentono.

Questa rinnovata delusione e senso di abbandono sembra prendere i colori della bandiera italiana. Dove i movimenti sovranisti lanciano la loro battaglia verso le elezioni di Ottobre.

Lo strano caso di Torino Tricolore

Diciamolo: vent’anni fa un comitato cittadino dichiaratamente sovranista non avrebbe avuto vita facile nelle periferie torinesi. Ricordiamo tanti episodi di scontri politici nelle periferie di Barriera o Mirafiori, per esempio.

Torino Tricolore, che al suo interno ha “varie anime del sovranismo torinese” sta conquistando gli spazi nelle periferie e nei quartieri più problematici. Forte della trasversalità del comitato, ecco che a risolvere i problemi ci va il “sovranista” Matteo Rossino, spesso chiamato dai residenti stessi, che con i suoi volontari ripulisce le aree verdi, organizza raccolte firme, crea gruppi che controllano i posti più insicuri, contatta le istituzioni per risolvere i problemi più grossi. Anche quando ci fu l’episodio delle auto incendiate, il primo ad arrivare in piazza Caio Mario fu proprio lui, accerchiato da residenti.

Un sintomo, comunque la si pensi, che alle periferie sta iniziando a piacere il sovranismo. Dalla bandiera rossa al tricolore? Forse. Lo diranno le elezioni di ottobre. Anche se Rossino è stato accostato a diversi partiti, lui ha sempre smentito. Una partita elettorale che, forse, non si gioca più sul “centro”.

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