L’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia ha visitato i due campi rom di Lungo Stura Lazio e corso Tazzoli, dove vivono duecento persone e ottantacinque bambini. Una visita che ha colpito Nosiglia che ha definito le baraccopoli dei luoghi «non degni di Torino».
Ma l’incontro era soprattutto con i bambini a cui il vescovo oltre a donare un quaderno e una scatola di pennarelli a simboleggiare l’importanza degli studi. «I bambini devono andare a scuola per crescere bene e avere un futuro nella società», ha spiegato l’arcivescovo torinese.
«Sono venuto qui anche quest’anno – ha continuato – per esprimere la mia solidarietà e vicinanza e per invitarvi ad avere speranza per il futuro perché qualcosa si sta muovendo nella nostra città per quanto vi riguarda. C’è una maggiore attenzione nei vostri confronti perché è giusto che abbiate condizioni di vita dignitosa».
L’arcivescovo, durante la visita, per la terza volta nel suo mandato pastorale torinese, era accompagnato dagli operatori che ogni giorno lavorano con i rom: quelli della Pastorale dei Migranti, la Cooperativa Valdocco, Aizo e i ragazzi dell’Associazione Terra del Fuoco.
«Capisco le vostre difficoltà – ha detto alle mamme del campo – per questo cerchiamo di fare pressione con le autorità affinché ci sia sempre maggiore collaborazione, ma voi dovete fare la vostra parte». Il riferimento è anche alla dispersione scolastica che per quanto riguarda i bambini di etnia rom è molto alta.
«La scuola è importante, crea integrazione, fa nascere amicizie ed è fondamentale per migliorare la propria vita. Va bene frequentare le elementari e le medie che sono la scuola di base, ma sarebbe bello che si potesse continuare anche con le scuole secondarie, professionali», ha concluso Nosiglia dopo la visita ai campi.
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