Si sono aperti in una Milano blindata i lavori del vertice internazionale Asem, il meeting Europa-Asia a cadenza biennale giunto ormai alla sua decima edizione. All’appuntamento italiano partecipano circa 50 capi di governo e le delegazioni di 53 paesi: i 29 componenti dell’Ue, Svizzera, Norvegia e 22 paesi asiatici.
Nato nel 1996, il vertice Asem si è posto l’obiettivo di rafforzare la cooperazione economica e culturale di Asia e Europa, ma gli incontri di quest’anno sembrano avere un tema ricorrente molto forte: quello della crisi. Ha ripreso l’argomento anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, intervenuto ieri sera alla cena del vertice, che ha ribadito la necessità di combattere con la crescita una crisi mondiale che in Europa «sta assumendo i connotati di una tendenziale stagnazione» aggravata da un inizio di deflazione.
Torna sull’argomento anche il presidente de Consiglio Matteo Renzi, che invita i rappresentati dei Paesi presenti a Milano a mettere a punto un piano di crescita-sostenibile quale «priorità condivisa». Il concetto è chiaro: l’Europa tenta di trovare una via d’uscita agganciandosi ai Paesi asiatici e alla crescita economica invidiabile che stanno vivendo da alcuni anni a questa parte.
Lo confermano anche le parole del presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso, che ha tenuto a precisare ai partner asiatici come l’Europa stia lentamente risalendola china di questa terribile crisi, lasciandosi il peggio alle spalle. Un chiaro invito a non sottostimare l’Ue, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti.
Sempre la crisi, ma questa volta geopolitica, al centro della seconda giornata di vertice, incentrata sull’incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e quello ucraino Petro Poroshenko. Tema: la delicata situazione dell’ex paese sovietico. Già in mattinata si sono percepite le prime tensioni a seguito del faccia a faccia tra Putin e la cancelliera tedesca Angela Merkel.
Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha parlato di serie divergenze tra Mosca e Berlino a proposito della situazione Ucraina, con il leader russo che accusava «i premier di certi Paesi di non capire cosa sta succedendo in Est Ucraina». La replica da parte tedesca non si è fatta attendere, e il portavoce di Berlino ha ribadito il giudizio di inadeguatezza rispetto all’applicazione degli accordi di Minsk, che prevedevano la cessazione degli scontri in Est Ucraina ed elezioni comunali nei distretti di Donetsk e Lugansk, da svolgersi nel rispetto della legge ucraina.
Matteo Renzi assicura che il successivo incontro tra Putin e Poroshenko si è contraddistinto per i toni franchi e diretti. Ma questo non rassicura circa l’esito dei colloqui, a proposito dei quali nessuno sembra farsi particolari illusioni.