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domenica, 8 Settembre 2024

L’ac“CAT”tivante Natale coi Fiocchi di Torino

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di Bernardo Basilici Menini

Doveva essere il Natale rivoluzionario all’insegna del cambiamento, per andare a pari passo con la vittoria di Appendino a giugno. Ma quello che appare come il programma completo del cosiddetto Natale coi Fiocchi è che molto sia stato attinto dai programmi degli scorsi anni, a cominciare proprio da quei cori della musica sacra, tra le iniziative più sponsorizzate, ma che in realtà sono presenti da anni in tutte le circoscrizioni della città, e che il resto non sia di profilo elevato.

Quello che è certo è che in Piazza Castello, dove non si doveva ma adesso si può, sono state montate le capanne del mercatino di Natale. In piazza Carlo Alberto, dove non si doveva ma ora si può, ci sarà come sempre la pista di pattinaggio. E una sua gemella al Parco Dora, nel nuovo “Christman Village”, dove Babbo Natale potrà parlare con i bambini. Ma il programma lo vediamo più avanti, visto che con la presentazione ufficiale di Natale coi Fiocchi, avvenuta nella Sala dell’Orologio del Comune, i dubbi sulla kermesse rimangono vivi e in alcuni casi addirittura si acutizzano.

I COSTI. Nella conferenza stampa di presentazione l’assessore Alberto Sacco, come già successo, ha rimarcato i risparmi fatti dalla Città: dal 2015 al 2016 i costi vengono abbattuti da 285 a 30mila euro, di cui la metà vengono versati dal CAT. Potrebbe essere una riuscita notevole, se non ci fosse altro. Soprattutto dovrebbero essere respinti i dubbi su di una deriva troppo commerciale, cosa che invece potrebbe accadere. Anzitutto perché i famosi mercatini fioriscono ovunque, anche laddove, come detto, non avrebbero dovuto. E poi c’è un discorso di qualità delle attività del commercio, che incide, peraltro, direttamente sui costi: il regime di monopolio di CAT ha fatto lievitare i prezzi degli spazi, che arrivano fino ai novemila euro di Piazza Castello. A lanciare l’allarme è stato Alberto Bagetto, membro di un’associazione di artisti artigiani: «Per noi che cerchiamo di fare artigianato artistico e di qualità queste cifre sono assolutamente inarrivabili. La paura è che in questa situazione a prendere gli spazi saranno attività di basso valore aggiunto, che vendono prodotti standardizzati, come le salamelle preconfezionate e i dolciumi, che non fanno bene all’immagine della città a Natale né ai piccoli commercianti».

E in effetti i costi degli stand sono veramente balzati alle stelle. Si parte da un minimo di 1.700 per la bancarella in Borgo Dora, 2.300 per una casetta nella stessa location, 4.000 per via Amendola, fino ai 9.000 per piazza Castello.  Insomma, pare che l’affidamento al CAT abbia permesso di alleggerire i costi della Città scaricandoli sui commercianti, che, per poter rientrare, potrebbero scaricarli sui consumatori. Gli artisti artigiani avevano fatto una controproposta: spazi in autogestione e pagamento al Comune del suolo pubblico: nessuna spesa per la città, anzi, introiti, e accesso molto più facile per i “piccoli”. La scelta è stata un’altra, in controtendenza almeno apparente con «Una Città è viva quando lavora e produce, quando i suoi cittadini hanno la possibilità di realizzarsi professionalmente nelle proprie attività e quando vengono conservate le tradizioni e le peculiarità del territorio, evitando di omologarsi», promesso in campagna elettorale dal partito che ora governa Torino. CAT ha speso circa 300mila euro per organizzare il tutto: bisognerà vedere se ha intenzione di andare in perdita o di recuperarli. Con i prezzi fissati per gli stand (102 in totale), l’esito potrebbe essere il secondo.

LE INIZIATIVE. Anche questo campo non sembra convincere. Per due motivi. Primo, gli eventi con levatura più alta sembra siano stati ripresi, come detto, dai programmi degli anni passati. Secondo, i nuovi eventi, soprattutto quelli lontani dal grande centro, sembrano avere un profilo culturale piuttosto modesto. Selene Solinas, presidente di CAT, ne ha presentati alcuni in conferenza stampa: il mercato di piazza Statuto con gli stand dello street food, idem per piazza Santa Rita, le giostre e la pista di pattinaggio in Borgo Dora, a cui verranno affiancati non meglio precisati “eventi culturali”. Spulciando la guida della kermesse, andando a cercare gli eventi curati direttamente da CAT, si trovano ad esempio Memory (“Accoppia le immagini correttamente e vinci un fantastico premio”) e giochi da tavola in versione maxi. C’è anche “Giardini di natale, colora e crea (in quest’ordine, ndr) il tuo Babbo Natale”: un’iniziativa molto gradita ai bambini, prevista però per le mattine della settimana, quando i bambini sono a scuola. In tutto il programma ci sono eventi di alto profilo, sociale e culturale, ma pochi di questi vengono organizzati dal quel CAT che doveva allontanare il fantasma di un Natale commerciale. “Accusa” che l’organizzazione respinge: «Abbiamo organizzato molti eventi culturali: i giochi per i bambini, i cori, anche ghospel e il concerto di Rossana Casale in Duomo». Proprio quest’ultimo viene presentato come il “main event” della kermesse.

LE PERIFERIE. Il punto centrale della campagna elettorale trova un’applicazione che sembra incerta. Primo, perché la maggior parte delle aree di Torino è esclusa, salvo poche eccezioni, secondo, perché se molti eventi non si tengono nel pieno centro, la maggior parte di questi sarà organizzata in zone del tessuto urbano che certo non possono essere definite periferie (Piazza Statuto, Borgo Dora, Borgo Medievale), terzo, perché c’è il rischio che l’effetto di “un po’ di tutto ovunque” porti a una frantumazione dell’offerta e un arcipelago di isole lontane l’una dall’altra.

IL CAPODANNO. Il bando era arrivato al fotofinish e molti temevano che il tempo non sarebbe bastato per fare qualcosa di spessore. In conferenza stampa vengono chieste delucidazioni. La risposta è il gelo assoluto. Dopo qualche secondo dai posti degli organizzatori arriva un sommesso «la scadenza è domani».

LA GAFFE. Durante l’incontro gli organizzatori raccontano che il tema della festività sarà femminile, per che la violenza contro le donne non si combatte solo un giorno all’anno. Per questo gli alberi di Natale saranno avranno la forma di una silhouette. A suggello di questo nobile intento, il CAT regala all’assessora alla Cultura Francesca Leon una scarpa tacco dieci, rossa, fatta di cioccolato. Chissà cosa ne penserebbe Laura Boldrini, che il prossimo 3 dicembre sarà a Torino per l’inaugurazione di Natale coi Fiocchi.

Il CAT. Il soggetto organizzatore della kermesse è stato criticato più volte. Oggi in Sala Rossa Enzo Lavolta del Parito Democratico faceva notare come «l’associazione che sta monopolizzando le iniziative per il periodo natalizio non risulta iscritta al registro delle associazioni della Città. Inoltre ci sono già 40 bancarelle posizionate in una piazza non prevista dal bando e questi mercatini avrebbero dovuto essere subordinati alla normativa di commercio su area pubblica».

Fabrizio Ricca, della Lega Nord, sottolineava un mese fa che per com’era fatto il bando sarebbero potuti entrare «per la maggiore solo privati per avere un business. Con il rischio che vengano sacrificate le finalità culturali», vedi il punto “I COSTI”.

Il senato Pd Stefano Esposito, parlando del CAT, si chiedeva se avesse i requisiti per partecipare al bando: «nasce ad agosto di quest’anno. Non si può certo dire che abbia esperienza di gestione di eventi natalizi. Nel capitolato del Comune si prevedeva, come previsto dalla normativa in materia, che i concorrenti avessero almeno un triennio di esperienze simili». Il bando è stato poi modificato rispetto alla versione originale. Esposito parlava anche di vicinanza tra il Cat di oggi e chi aveva organizzato il mercatino italo-tedesco, «sospeso per una truffa ai danni del Comune di Torino. I relativi atti sono alla Procura delle Repubblica». Di tali questioni si dibatte ampiamente da due mesi a Torino.

Giunti alla presentazione del bando c’è da chiedersi: l’amministrazione è davvero sicura che CAT abbia organizzato un Natale coi Fiocchi?

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