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sabato, 27 Luglio 2024

La svolta Di Maio, scudiere di Draghi, seguita da 60 parlamentari 5stelle

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Moreno D'Angelo
Moreno D'Angelo
Laurea in Economia Internazionale e lunga esperienza avviata nel giornalismo economico. Giornalista dal 1991. Ha collaborato con L’Unità, Mondo Economico, Il Biellese, La Nuova Metropoli, La Nuova di Settimo e diversi periodici. Nel 2014 ha diretto La Nuova Notizia di Chivasso. Dal 2007 nella redazione di Nuova Società e dal 2017 collaboratore del mensile Start Hub Torino.

Nella vita vince chi sa evolversi e cambiare. Il ministro Luigi Di Maio ha comunicato il suo distacco dai cinquestelle, con la formazione di un nuovo soggetto politico “Insieme per il futuro”.  

Insomma ha definitivamente staccato gli ormeggi da quanto resta di quei cinquestelle di cui fu entusiasta  esponente della prima ora. Tempi in cui si dileggiava Euro ed Europa, strizzando l’occhio alla “via della seta”. Un movimento che, come una valanga, ha ammaliato milioni di italiani definendo gli altri politici un penoso vecchiume, il tutto condito in salsa ecoambientalista e iperdemocratica.

Ne è passato di tempo e quel giovane politico partenopeo, diventato ministro degli Esteri, ha vissuto tutte le peripezie di un movimento che pensava di cavalcare e prendere a calci la politica per poi sbatterci il muso contro.  

Un movimento che in questi ultimi tempi ha manifestato un crescendo di insofferenza nei confronti di  quel Giggino o’ atlantista , definizione di Travaglio , che oggi ha ribadito tutto il suo totale impegno europeista a fianco alla lotta portata avanti dagli ucraini, contro sovranismi ed estremismi.  

Indubbiamente le divergenze proprio sul dossier armi all’Ucraina hanno contribuito non poco a rompere quel filo sempre più logorato tra la posizione filogovernativa di Luigi di Maio e quella di Giuseppe Conte insieme a chi intende chiedere al Governo di impegnarsi contro ulteriori invii di armi a Kiev. In ogni caso il distacco dal movimento pare avere un seguito di parlamentari tutt’altro che irrilevante. Si parla di cinquanta deputati e una decina di senatori.  Molti di più di quanto gli osservatori avevano inizialmente stimato. Un ulteriore segno che il polo pentastellato pare sempre più destinato ad un ineluttabile declino se non è in grado di definire una sua rinnovata identità che in parte Conte stava realizzando.    

Ora che succederà?

Di Maio ha parlato di un nuovo movimento scevro da odio, estremismi, populismi, puntando a riprendere quel contatto con il territorio spesso snobbato dagli ex compagni di partito. Questo facendo subito quadrato con sindaci e amministratori locali. Appare evidente che si punti molto sul sud, realtà in cui spesso l’astensionismo è il primo partito e in cui il mondo pentastellato ha ottenuto i maggiori consensi.

In ogni caso in quell’area di centro fedele a Draghi troverà la concorrenza di diverse formazioni come Italia Viva, guidata da uno dei suoi più strenui avversari (ma ora chissà, in politica mai dire mai..), da Azione  di Calenda, dalla stessa Forza Italia.  E poi c’è il Pd che potrebbe sempre risultare un pianeta alla lunga alquanto aggregante. 

Insomma un nuovo partito non sembra proprio la cosa che ci mancava e il suo successo e radicamento non pare una scommessa facile in tempi di astensione e sfiducia. Tuttavia ha colpito  la determinazione, la fermezza e la calma quasi liberatoria, dopo tante polemiche e attacchi, con cui il ministro ha presentato il suo movimento.

Per Conte un ennesimo problema. Un ulteriore sfilacciamento del fronte pentastellato che continua a perdere pezzi dopo la debacle delle ultime amministrative. Una realtà che comunque vanta ancora un suo bacino di consensi, anche se in continuo calo.  Questo per un leader che forse ad un certo punto avrebbe dovuto fare un “partito Conte”, nel momento clou del suo consenso, lontano dalle derive No vax e dalle beghe e turbolenze interne che non accennano a placarsi.

Certo con la guerra in Ucraina e le sue conseguenze negative a livello internazionale, mentre vi è una crisi idrica e nubi cupe si addensano sulle prospettive socio economiche nazionali e internazionali, difficoltà e tensioni sulla tenuta del Governo aumentano. Questo mentre anche Salvini scalpita e fa ventilare una possibile uscita dall’ “Esecutivo dei migliori” per difendere dice , gli interessi delle imprese e di  chi paga la benzina più di  due euro. Evidentemente tanti pensano, con le elezioni in avvcinamento,  a come aumentare i consensi,  poco importa se si registra una crisi di  Governo in una fase così critica.  

Il nuovo partito per i tifosi di Draghi rappresenta un fattore positivo lontano da un’area area populista sovranista che in Europa ha sempre più riscontri. Di Maio si è detto, ce ne fosse ancora bisogno, orgoglioso dell’operato di Capo del governo di cui si presenta come uno dei suoi   più fedeli sostenitori.  

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