Hamed lavora come facchino al Caat (Centro Agroalimentare di Torino) e da sette anni vive in un appartamento in affitto di Lungo Dora Siena con le tre figlie di nove, sei e tre anni. La sua è una vita non facile, con un magro stipendio e tante spese mediche da sostenere per supportare la bambina più grande, invalida. Nel 2012 fu tra i promotori della lotta al Caat contro le condizioni di lavoro inumano imposte dalle cooperative del centro di smistamento, con turni lunghissimi e una paga molto bassa. Lo stesso anno, per la prima volta, non è riuscito a pagare i 1700 della rata del riscaldamento richiesti dalla proprietaria, mentre i soldi dell’affitto hanno continuato ad essere regolarmente versati. Così la titolare dell’appartamento ha deciso di sfrattare lui e le piccole.
Ora Hamed si trova in una situazione disperata: ha provato a rivolgersi alle istituzioni, interpellando l’emergenza abitativa, ma la sua domanda è stata rifiutata. In teoria avrebbe diritto ad una casa popolare, ma dal Comune gli è stato risposto che fino a gennaio non se ne parla. Il 6 novembre l’ufficiale giudiziario busserà a casa di Hamed, che ha deciso di resistere ad uno sfratto sentito come profondamente ingiusto.