Un altro pasticcio. La sindaca di Torino Chiara Appendino ne colleziona uno al giorno. Si va alla manifestazione No Tav dell’8 dicembre senza gonfalone. Ma la Città sarà presente con il suo vicesindaco, Guido Montanari, non nuovo a queste iniziative, con tanto di fascia tricolore, altri assessori sparsi, e forse tutti i consiglieri.
Tutti contenti, maggioranza a 5 Stelle e prima cittadina, per la mediazione raggiunta di stampo eccebombista – quella del ‘mi si nota di più se non vengo o se vengo e sto in disparte?’ -. Un po’ meno soprattutto opposizione e chi sta a guardare il precario equilibrismo di questa sindaca che non ha voluto urtare la sensibilità Si Tav, uscita allo scoperto con la manifestazione del 10 novembre in città.
Dal punto di vista di un osservatore esterno questa mossa vale zero. Vale il sì o il no, ma il ni non conta nulla. I democristiani erano maestri del rinvio, accumulando cartelline che non sarebbero mai state aperte sulle loro scrivanie. Ma quelli erano dei no. Garbati, ma inflessibili come Bartleby, il personaggio di Melville. Così è da apprezzare la posizione netta del sindaco di Livorno Filippo Nogarin, che, 5 Stelle anche lui, non si pone problemi di tenere buoni e quindi irritare i suoi cittadini. Lui la sua posizione l’ha sempre manifestata. E l’8 dicembre sarà in piazza a Torino, in modo chiaro e legittimo.
Ma l’oscura Chiara ha una responsabilità in più, perché riguardo alla Tav, è – la locuzione viene da sé – in prima linea. E non si dovrebbe mai vedere un ufficiale di prima linea che manda avanti le sue seconde linee. E invece va così, incapace di esporsi, snobbata dalle “madamin” Si Tav, respinte giustamente dal presidente della Repubblica, lui sì super partes, pur se, c’è da scommetterci, favorevole alla Tav, Appendino continua a nascondersi, a escogitare tattiche e a rimanere prigioniera del minuto per minuto. Uno di lotta e uno di governo, un giorno sul palco 5 Stelle con il Grillo dei vaffa, un giorno sindaca di tutti. O di nessuno.