17.1 C
Torino
domenica, 8 Settembre 2024

La satira, il rispetto e il Papa

Più letti

Nuova Società - sponsor
Redazione
Redazione
Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Il dibattito scaturito dopo l’attentato parigino contro il giornale Charlie Hebdo sul rispetto delle religioni e la libertà della satira non può e non deve interrompersi frettolosamente. Al riguardo Papa Francesco ha usato recentemente parole alquanto impegnative e di grande significato. Se da un lato ha ricordato che nessuno può insultare, denigrare o uccidere in nome della propria religione, cioè del proprio Dio, ha aggiunto con altrettanta forza dall’altro che nessuno però può offendere la fede altrui. Cioè, ci vuole rispetto nei confronti di tutti.
Ora, queste parole pronunciate dal Papa hanno innescato un ulteriore dibattito attorno ad un tema che già aveva fatto capolino nella grande stampa e fra gli intellettuali e i politici dei vari Paesi europei. E non solo. Attenuare la libertà di critica? “Addolcire” la libertà di espressione? Ridurre il ruolo della satira, anche di quella religiosa? Circoscrivere la satira alla politica, alla cultura, al costume senza estenderla alle religioni per evitare che scoppino polemiche che rischiano di diventare incontrollabili se non violente?
Sono domande legittime che meritano un adeguato approfondimento, al di là delle dichiarazioni di Papa Francesco. Che, comunque sia, ha espresso un’opinione molto importante. Considerando l’autorevolezza di chi l’ha pronunciata.
Se è indubbio che la libertà di espressione è un caposaldo della stessa garanzia di libertà e di democrazia, è altrettanto vero che la libertà della satira è un ulteriore elemento a conferma di un regime democratico e liberale. Il nodo di fondo è sempre lo stesso: e cioè, la reciprocità nel poterla dispiegare in tutta la sua interezza. Una satira che deve essere riconosciuta come tale da tutti. Se, per fare un esempio, la satira su Papa Francesco e la Chiesa cattolica in Italia, come in Francia o in Germania è del tutto normale e legittima, è quanto mai dubbio che la stessa satira su altre religioni – e nello specifico nei confronti del mondo musulmano – viene recepita nello stesso modo dai credenti di quella religione. Ecco, è proprio nella cosiddetta “reciprocità” che è insito il problema. Ovvero, nella percezione concreta che interi paesi e intere popolazioni hanno della satira nei confronti della propria religione.
La soluzione, dunque, – anche se nel merito il dibattito è quantomai aperto – risiede sempre nel mezzo. E cioè, nel saper condurre e praticare una satira libera e democratica usando, al contempo, intelligenza, buon senso e rispetto.
Certo, è sempre un equilibrio difficile. Come è difficile riconoscere, praticare e coltivare sempre il rispetto rigoroso del pluralismo e dei principi democratici.
Ma, probabilmente, risiede proprio in quell’equilibrio, sempre da ricercare e da costruire, il segreto della libertà della satira.

- Advertisement -Nuova Società - sponsor

Articoli correlati

Nuova Società - sponsor

Primo Piano