La sanità italiana è uno dei pilastri del nostro stato sociale, garantito dalla Costituzione e fondato sul principio di universalità e solidarietà. Ma, negli ultimi anni, il Servizio Sanitario ha subito una progressiva erosione delle sue risorse, delle sue strutture e del suo personale, a favore di una maggiore penetrazione del settore privato, sia accreditato che non, nella gestione e nell’erogazione delle prestazioni sanitarie.
La tendenza alla privatizzazione della sanità ha avuto diverse cause e conseguenze, che mettono a rischio la qualità, l’equità e l’accessibilità dei servizi sanitari per i cittadini, soprattutto per i più vulnerabili e bisognosi.
Tra le cause principali della privatizzazione della sanità c’è il de-finanziamento del SSN, determinato da politiche di austerità e di contenimento della spesa pubblica, che hanno portato a una riduzione del Fondo Sanitario Nazionale e dei trasferimenti alle Regioni, con il conseguente aumento del fabbisogno sanitario regionale e del debito sanitario.
Ma c’è anche il taglio dei posti letto e del personale sanitario, che ha determinato una diminuzione dell’offerta pubblica di servizi, soprattutto nei livelli essenziali di assistenza (LEA), e una carenza di personale qualificato, con una fuga di medici e infermieri verso l’estero o verso il privato.
La riduzione dei servizi territoriali e di prevenzione ha compromesso la capacità del SSN di garantire una presa in carico integrata e continua dei pazienti, soprattutto quelli cronici e fragili, e di contrastare i fattori di rischio per la salute, come le malattie infettive, le malattie non trasmissibili, l’inquinamento e i cambiamenti climatici.
L’aumento delle liste d’attesa e dei ticket ha generato una domanda insoddisfatta di prestazioni sanitarie, spingendo i cittadini a rivolgersi al privato, sia accreditato che non, per ottenere servizi più rapidi e di qualità, ma a un costo maggiore.
Anche la diffusione delle assicurazioni sanitarie integrative, sia collettive che individuali, ha favorito la creazione di un mercato sanitario parallelo, in cui i soggetti privati possono offrire prestazioni a tariffe più vantaggiose rispetto al SSN, ma con una selezione dei pazienti in base al rischio e una limitazione della copertura.
Abbiamo permesso che si determinate una forte disuguaglianza nell’accesso e nell’utilizzo dei servizi sanitari, che si traduce in una maggiore spesa sanitaria privata a carico delle famiglie, soprattutto quelle a basso reddito, che devono sostenere costi elevati e imprevedibili per la propria salute, con il rischio di impoverimento e di rinuncia alle cure.
La frammentazione del sistema sanitario si è manifestato in una perdita di coordinamento e di integrazione tra i diversi livelli di assistenza (ospedaliera, territoriale, domiciliare) e tra i diversi attori (pubblici, privati, non profit), con una riduzione dell’efficienza, dell’efficacia e della qualità delle prestazioni.
A questi si aggiunge la perdita di governance pubblica, che si esprime in una minore capacità dello Stato e delle Regioni di regolamentare, monitorare e valutare il sistema sanitario, di garantire la trasparenza, la partecipazione e la rendicontazione, di definire gli standard e i criteri di appropriatezza e di qualità delle prestazioni, di contrastare le pratiche fraudolente e le inefficienze.
Siamo in presenza di una realtà che minaccia il diritto alla salute dei cittadini e il ruolo del Sistema Sanitario pubblico come garante di questo diritto.
Serve una grande mobilitazione per invertire questa tendenza, è necessario rafforzare il Sistema Sanitario aumentando le sue risorse, le sue strutture e il suo personale, migliorando i suoi servizi, riducendo le disuguaglianze e le barriere all’accesso, promuovendo la prevenzione e la salute pubblica, rinnovando la governance e la partecipazione. Solo così si potrà garantire una sanità pubblica, universale e solidale, in grado di rispondere ai bisogni e alle aspettative dei cittadini.
“Nessuno si salva da solo, nessuno salva da solo qualcun altro”, diceva Berlinguer. Una regola aurea della vita di comunità, una regola aurea della sopravvivenza in un mondo in cui il “mercato” ha soppiantato e cancellato la religione e lo Stato.
A noi la responsabilità di non restare indifferenti, a noi la consapevolezza di percepire il problema dell’altro prima che quel bisogno diventi nostro.