Saltella come stesse giocando “a campana”: tiri un sassolino sulla casella numerata e disegnata per terra con gesso e poi salti le volte che la sorte ti ha assegnato.
Ma non è certo il destino ad aver voluto che quella bambina vestita di bianco saltellasse vicino a scene di ordinario spaccio. Tre anni appena, l’età in cui le favole sono la tua realtà. Meglio di quella che invece ti prende quasi per mano e ti porta a vedere bustine e denaro, scambi metropolitani di incubi da chiudere dentro uno stantuffo da spingere nelle vene. Oppure da mettere, come in questa vicenda, su di uno specchietto retrovisore ribaltato o un dvd e tirare su. La storia della piccola di tre anni, che noi chiameremo Ophelia, ripresa dalle telecamere della polizia in un’operazione dell’antidroga mentre accompagna il papà a comprare la dose, non la conosciamo ancora.
Quello che ci basta vedere con i nostri occhi fa già male abbastanza. Il mondo dei grandi che inquina quello dei bimbi, che nessuno deve mai toccare.
Il resto della storia è cronaca. Il 22 settembre 2012: un ragazzo, Marco Mezzali, 25 anni, muore in una villa nella zona della precollina torinese. Zona vip. Il referto parla di decesso per un mix di droga e alcool. Partono così le indagini, condotte dalla sezione antidroga della squadra mobile e dal commissariato Barriera Milano.
Il Mezzali era stato visto in compagnia per l’ultima volta con Alessio Zuccaro, cuoco del ristorante “Mille900”, da cui prende il nome l’operazione, in via dei Mille 20/c. Zuccaro era conosciuto alle forze dell’ordine perché nel 2008 era stato arrestato per la detenzione di 490 pastiglie di ecstasy.
Le indagini, durate oltre un anno, hanno portato all’arresto in flagranza di diciotto persone e di sequestrare un chilo di cocaina, uno di marijuana e cinquecento grammi di hashish.
Cinque le ordinanze di custodia cautelare in carcere, convalidate dal gip Gianni Macchioni, nei confronti di Antonio Calì, 38 anni, Alessio Zuccaro, 28, Mariaelena Dell’Edera, 29 anni, Afrim Sinaj alias Valter Meja, 24, e Giacomo Badino, 27.
Il sesto provvedimento restrittivo non è stato eseguito poiché la donna in questione mesi fa è ritornata in patria.
Secondo quanto emerso dall’inchiesta, coordinata dal pm Stefano Castellani, i clienti erano quelli dalla Torino Bene, i “quasi” insospettabili, quelli che guardano con disgusto il “tossico” sulla panchina, ma che poi si tirano su con “paste” e “coca”. E magari un po’ di “roba” per far calmare il cuore e dormire qualche ora.
Chissà se ora questi clienti particolari vorranno conoscere la storia della piccola vestita di bianco. Quella bambina che gli accompagnava dai pusher. Dolce innocente Ophelia che pensava solo che tutto fosse un gioco.
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