“La psicopatologia è in esponenziale crescita, il 7% della popolazione in Piemonte, che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità potrebbe arrivare al 12 %. Si tratta di ragazzi che si autocondannano alla reclusione, dipendenti da internet, e dai social network, “bloccati” e con disturbi dell’alimentazione. Anche i suicidi sono in aumento, prova di fragilità personale, o mancanze nel contesto di vita dei giovani. E’ necessario rompere il “tabù” che rende difficile trattare la materia del disagio mentale nell’età evolutiva. E’ responsabilità di tutti aiutare i ragazzi a sostenere la fatica di crescere, sottraendosi al pericolo dell’omologazione, del degrado sociale, della cultura dell’apparire…” Così Roberto Rigardetto, direttore della Neuropsichiatria infantile dell’Ospedale Regina Margherita di Torino, in uno dei passaggi più illuminanti sulla nuova allarmante realtà, che ha assunto i connotati dell’emergenza, della malattia mentale negli adolescenti nella società post industriale e digitalizzata. Se ne è ampiamente dibattuto il 4 aprile a Torino, nella Sala Polivalente Operti e Fornero di Corso Siracusa 213, durante i lavori del convegno: “Offrire possibilità, riattivare lo sviluppo: psicopatologia in adolescenza e dispersione sociale”, nell’ambito di un rilancio del progetto: “Un ponte tra ospedale e territorio”, unico esempio in Italia di un lavoro integrato ad alto livello tra Sanità e Scuola.
Il convegno è stato promosso dall’Azienda ospedaliera Città della Salute e delle Scienze di Torino; Ospedale infantile Regina Margherita di Torino; dall’Associazione, CasaOz onlus; dalla Cooperativa sociale Mirafiori; Dalla Scuola in ospedale della Regione Piemonte; in collaborazione con l’Università degli studi di Torino; il patrocinio della Città di Torino; dell’Ufficio scolastico regionale Piemonte; e della Società italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, e con il sostegno della Compagnia di San. Paolo. Tanti attori, ma forse, nella sala, ampia ma non abbastanza, mancava la gente comune, e questo nonostante l’ottima organizzazione. Non è mancata invece la vicesindaco Elide Tisi, al vertice, tra le altre competenze, del coordinamento interassessoriale delle Politiche sociali, educative, e di Cittadinanza. “Per avere un’adolescenza serena bisogna avere punti di riferimento certi – dice Tisi – anche se le famiglie, in questi tempi di crisi, sono in difficoltà economica, gli adulti devono dare sostegno ed esempio ai loro figli. La nostra città non trascura certo le problematiche dell’adolescenza, specie di quell’adolescenza più fragile”.
Ma quanto sia difficile il rapporto tra adolescenza e mondo degli adulti lo sottolinea il professor Daniele Biondi, psicoanalista dell’Associazione romana per la Psicoterapia dell’Adolescenza: “Spesso noi prendiamo in carico l’intero gruppo familiare del ragazzo frammentato (borderline), per organizzare un intervento integrato tra servizi, Asl comprese – sottolinea Biondi – lavorare separati non serve a nulla. Per la prima volta nella storia umana gli adolescenti rifiutano, svuotandolo di valore, il ruolo degli adulti, facendo la fantasia di poter fare a meno del loro ruolo nella fatica di crescere. Ci sono parti nella mente dell’adolescente che tra loro non parlano, come purtroppo capita tra i vari servizi che del giovane si dovrebbero occupare. Ma ci sono adulti che cercano di fare gli adolescenti, rinunciando alle loro responsabilità. Noi potevamo agire all’interno della scuola, prima che fosse distrutta in questi anni. Era comunque sempre importante un intervento sistemico e molto dipendeva dai consigli di classe”. Molti docenti che hanno preso la parola, hanno tuttavia ribadito il ruolo della scuola come segnalatore del disagio dell’adolescente.
Stefano Suraniti, dell’Ufficio scolastico regionale del Piemonte evidenzia l’esigenza di stabilire un’alleanza tra scuola, territorio ed Istituzioni, per prevenire la dispersione sociale ed attenuare il disagio di coloro che sono più fragili. Va sottolineata, assieme all’attività dei laboratori della Cooperativa sociale Mirafiori, guidata da Luca Cordaro, l’opera di CasaOz onlus, una associazione di volontariato che offre appoggio a bambini e adolescenti malati e alle loro famiglie, compresi appartamenti per coloro che vengono da fuori Torino. Sono state lette le relazioni di operatori sull’esperienza nella onlus di alcuni adolescenti con disturbo psichico, la loro difficoltà, l’interazione nei gruppi, la vita in uno spazio-casa che si pone come luogo di alterità rispetto all’ospedale dove sono curati, ed offre, con figure professionali qualificate, sostegno allo studio e possibilità di confronto tra i genitori. Insieme ad altri soggetti partecipanti al convegno, CasOz svolge un ruolo di primo piano nel progetto: “Un ponte tra ospedale e territorio”. Una sorta di elemento di integrazione tra servizi sanitari e no: il reparto di Psichiatria infantile dell’Ospedale Regina Margherita, la Cooperativa Mirafiori, la Scuola, le famiglie, i volontari, ed altri. Tutti, in particolare i neuropsichiatri esperti di disturbi mentali dei bambini e degli adolescenti, hanno continuato a porre come condizione sine qua non appunto questo lavoro integrato per alleviare la sofferenza psichica dei giovani colpiti, per offrire loro una possibilità di reinserimento scolastico e lavorativo. L’argomento meriterebbe ben altro approfondimento, ma tutte le Istituzioni e i soggetti partecipanti al convegno offrono ampia documentazione delle attività svolte su internet. Concludiamo ricordando che la malattia mentale, anche nelle forme più gravi, può essere contrastata efficacemente. Liberarne l’immagine dallo stigma della vergogna sociale è compito di ciascuno, e a ciascuno può capitare di incontrare questa patologia nell’ambito della propria famiglia. Ogni adolescente malato aiutato nella realizzazione del proprio progetto di vita è una vittoria di tutta la società. L’alienazione e l’esclusione dei più fragili rappresentano invece l’imbarbarimento, la perdita dei valori umani, cioè la peggiore delle sconfitte.