11.9 C
Torino
venerdì, 18 Ottobre 2024

La foto del clima su Marte. Nessuna traccia di marziani e microbi alieni

Più letti

Nuova Società - sponsor
Redazione
Redazione
Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

di Moreno D’Angelo
E’ ormai consolidata l’ipotesi che Marte, qualche milione di anni fa, avesse un clima molto più dolce e ospitale rispetto alla landa fredda e desolata che appare oggi. Con tanto di acqua in superficie e forse vegetazione. La novità appurata dai nuovi studi è che i mari marziani erano molto meno estesi di quanto si credeva. La conferma arriva da un meteorite, il cui studio ha consentito di fotografare le condizioni del pianeta rosso quattro miliardi di anni fa. Il sasso marziano, dal nome poco fantasioso (ALH84001), fu trovato in Antartide venti anni fa. Una pietra, un pezzo di lava solidificata, che ha fatto subito urlare all’evento per le possibili tracce di materia organica. Dal lontano 1984 le tecniche di analisi e i dati sempre più dettagliati, frutto di missioni e rover russi e americani in esplorazione, con tanto di laboratori e escavatori, hanno consentito di formulare un quadro sempre più dettagliato. Le scoperte hanno dato spazio alle fantasie che accompagnano da sempre le visioni sul pianeta rosso, partendo dai canali di Schiapparelli: città nascoste e omini verdi. Il dato da cui partire per capire questo pianeta: una temperatura media sul suolo di circa -40° C, che può raggiungere anche -140° o -150° C, per poi risalire a +20° o +30° C a 200 km di altezza. Le rilevazioni dei rover hanno registrato escursioni termiche fortissime: origine di tempeste di sabbia rossastra che possono perdurare lungamente e interessare interi emisferi. Vi è inoltre un’atmosfera molto rarefatta e bassa gravità.
Tornando alle nuove letture del passato di Marte, frutto delle aggiornate analisi, principalmente chimiche, opera dei ricercatori della Nasa in team con l’Università della California e lo Smithsonian Institution, gli studi sul meteorite trovato in Australia, atterrato circa 13mila anni fa, è da ricordare quanto, all’epoca, questo sasso avesse fatto clamore sui media internazionali. Una fama dovuta al fatto che al suo interno sono state riscontrate delle microstrutture in carbonato che inizialmente furono erroneamente interpretate come prove dell’esistenza di forme di vita microbiche su Marte. Ma i facili entusiasmi e l’eterna speranza di trovare qualche forme di vita aliena, per quanto primordiali, sono state accantonate dalle nuove prove che dimostrano che tali sali, legati all’acido carbonico, non siano il prodotto da organismi viventi (microbi). La delusione per l’ennesimo rinvio con l’incontro di forme di vita marziane è stata però affiancata da dati che, grazie ai moderni sistemi di analisi, consentono di fornire un quadro della chimica del pianeta e del clima datato quattro miliardi di anni fa. In questo quadro più che i microbi sono importanti le dimostrate interazioni tra acqua e atmosfera: si pensi a formazioni tipo stalagtiti o le formazioni biancastre della Cappadocia.
Nelle trasmissioni complottiste e new age si continuano a presentare pietre con forma umana e ombre che sembrano volti, o addirittura sfingi e piramidi, come enigmi che invece sono stati svelati per quello che sono. Temi ripetitivi che ormai annoiano anche i più sfegatati fautori degli omini verdi e del complotto. Gli scienziati puntano ad avere un quadro preciso del sistema ossigeno e acqua nell’antico sistema solare. Resta il mistero di dove sia finita l’acqua di Marte, un tempo abbondante. In conclusione: l’acqua nel sistema solare esiste in abbondanza, solo che è o trattenuta nelle rocce o evaporata. Più che su Marte gli scienziati sono molto attenti a che cosa potrebbe esserci nei mari sotto la superficie di Titano, satellite di Saturno, che continua a destare grande interesse. Intanto Marte, nonostante la mole di studi e ricerche, non svela i suoi misteri. Tempo fa si parlò di possibili microorganismi legati alla presenza di emissioni di metano, ma anche su questo punto si è rimasti sul piano delle ipotesi. Gli interrogativi su un pianeta certamente un tempo vivo restano aperti.

- Advertisement -Nuova Società - sponsor

Articoli correlati

Nuova Società - sponsor

Primo Piano