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giovedì, 24 Ottobre 2024

La denuncia dei sindacati: “Pochi controlli alle imprese che riaprono”

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Giulia Zanotti
Giulia Zanotti
Giornalista dal 2012, muove i suoi primi passi nel mondo dell'informazione all'interno della redazione di Nuova Società. Laureata in Culture Moderne Comparate, con una tesi sul New Journalism americano. Direttore responsabile di Nuova Società dal 2020.

Sono 2276 le imprese torinesi che hanno ripreso le attività adeguandosi alle norme di sicurezza anti Covid-19. Ma molto meno sono i controlli effettuati sulle autocertificazioni per verificare che davvero sia tutto in regola.

Sono questi i dati emersi dalla riunione della cabina di regia in Prefettura, che però preoccupano i sindacati. Che osservano come “Ci sono stati, ad oggi, 902 controlli da parte della Gdf, quasi tutti documentali, e solo 100 sono state le ispezioni in azienda; 36 sono i provvedimenti di sospensione dell’attività, di cui 6 poi revocati. Ai controlli della Gdf vanno aggiunti quelli effettuati da altre forze dell’ordine, Spresal e Nas, ma di questi non c’è un numero preciso e alcun riscontro” spiegano i sindacati attraverso i rappresentanti di Cgil, Federico Bellono, Cisl, Cristina Maccari e Uil Franco Lo Grasso.

I sindacati proseguono osservando come: “Il numero delle aziende che fa l’autocertificazione per riprendere l’attività è in costante aumento, 2.276 nella Città Metropolitana di Torino, ma non sappiamo che fine fanno le nostre segnalazioni e quanti sono effettivamente i controlli in azienda, soprattutto per quanto riguarda il rispetto del Protocollo per la Sicurezza nei luoghi di lavoro durante l’epidemia”.
“Dei 900 controlli della Gdf – sottolineano Bellono, Maccari e Lo Grasso – solo un centinaio varcano i cancelli delle imprese. Il ‘mantra’ di riaprire il più in fretta possibile non può non fare i conti con la realtà: dovrà essere accompagnato da dati epidemiologici a livello nazionale che lo consentano, non potrà che essere preceduto da una fase sperimentale, selettiva e graduale ed essere attentamente monitorato. Torino e il Piemonte sono ancora in piena emergenza sanitaria, e in questa fase non è pensabile una sorta di ‘liberi tutti’. Fra l’altro è ancora irrisolto come impedire che un aumento della mobilità dei lavoratori che utilizzano i mezzi pubblici, non provochi una ulteriore espansione dell’epidemia. Inoltre, la certezza dell’approvvigionamento dei dispositivi di protezione durante la permanenza in azienda, che dovrà durare per tutto il periodo di assenza di un vaccino anti-virus corona, resta una incognita. Ancora oggi non tutti gli operatori sanitari ne sono provvisti. Per citare due dei tanti problemi, da qui bisogna partire, il resto è propaganda sulla pelle dei lavoratori.”

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