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La coscienza atomica. Un reading per riflettere sul rischio nucleare, ieri e oggi

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di Enzo Gargano

Sabato 5 marzo 2016 alle ore 17 – presso la Sala Poli del Centro Studi Sereno Regis – si terrà un incontro a ingresso libero dal titolo La coscienza atomica. Da Hiroshima ai giorni nostri. Un percorso di letture e immagini attraverso le tappe principali di questi settant’anni di «era atomica»: dal ricordo delle vittime e dei sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki, alle inquietudini e ai dilemmi etici di Anders, di Eatherly e degli scienziati del Manifesto Russell-Einstein, sino agli scenari atomici del nostro presente.

Le letture saranno a cura di alcuni componenti del gruppo di lettura Leggistorie, Walter Cassani, Silvia Colombarini e Marco Labbate. Sono previsti gli interventi di Enzo Ferrara, Massimiliano Fortuna, Pietro Polito

Il 6 agosto del 2015 siamo entrati nel settantesimo anniversario dell’apocalisse nucleare di Hiroshima. Non sono molte le date storiche che si possono considerare epocali alla stregua di quelle del 6 e del 9 agosto 1945, quando sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki vennero sganciate per la prima volta delle bombe atomiche su degli esseri umani.

La devastazione che ne seguì fu immensa, qualcosa di mai visto prima e, sperando di poterlo continuare a dire, di mai visto in seguito. Non è possibile stabilire un numero esatto delle vittime, si stima che tra Hiroshima e Nagasaki siano morte tra le 300.000 e le 350.000 persone, calcolando sia quanti hanno perso la vita immediatamente, sia coloro che sono morti in seguito, per le conseguenze delle esplosioni e per gli effetti delle radiazioni atomiche. A questi naturalmente si deve aggiungere un grandissimo numero di feriti, di invalidi permanenti e, naturalmente, anche numerosi animali uccisi.

Dopo Hiroshima e Nagasaki l’umanità entra dunque in quella che si è soliti definire «era atomica». Si comincia allora a prendere coscienza che le potenzialità distruttive delle armi create dall’uomo sono arrivate a un punto tale da mettere a rischio la sopravvivenza stessa della specie umana.

Mentre con l’acuirsi della Guerra Fredda negli Stati Uniti e in Unione Sovietica prosegue la corsa agli armamenti nucleari, con la progettazione di ordigni atomici di potenza sempre maggiore, si moltiplicano anche i dubbi e i timori sui rischi e i pericoli a cui questa deriva può condurre. Nascono di conseguenza le campagne per il disarmo nucleare. Un documento emblematico a questo riguardo è il Manifesto Russell-Einstein presentato da Bertrand Russell nel luglio del 1955, due mesi dopo la scomparsa di Albert Einstein, e firmato da altri studiosi e scienziati di fama internazionale.

Un altro caso emblematico di presa di coscienza dell’orrore nucleare è quello di Claude Eatherly, il comandante dell’aereo che diede il via all’azione militare su Hiroshima. Con il passare del tempo Eatherly percepì, con sgomento sempre maggiore, la portata di quello che era accaduto. Trascorse un lungo periodo di ricovero in ospedale psichiatrico durante il quale entrò in corrispondenza con il filosofo tedesco Günther Anders, tra i primi intellettuali ad avvertire la centralità della questione atomica e a impegnarsi per il disarmo nucleare. Il loro carteggio, pubblicato all’inizio degli anni Sessanta, resta una testimonianza preziosa ed emozionante sugli interrogativi morali suscitati dall’era atomica.

Nonostante la caduta del muro di Berlino nel 1989 e il conseguente ridursi della tensione tra il blocco «occidentale» e quello «comunista», il problema della proliferazione nucleare e dei rischi ad essa connessi è lontano dall’essere risolto. Se da un lato si è registrata una riduzione degli ordigni nucleari presenti sul pianeta (oggi sono circa 16.000 le testate atomiche, dopo il picco di 70.000 durante gli anni Ottanta), dall’altro lato si conta un numero crescente di paesi che hanno acquisito armi nucleari o, pur non producendole, sono in possesso della tecnologia necessaria a fabbricarle.

In fin dei conti però, Il solo modo per ridurre a zero il rischio di un’esplosione nucleare sul pianeta resta, naturalmente, quello di un disarmo nucleare globale.

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