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giovedì, 24 Ottobre 2024

La 4: viaggio nei quartieri Campidoglio, San Donato e Parella

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Rosanna Caraci
Rosanna Caraci
Giornalista. Si affaccia alla professione nel ’90 nell’emittenza locale e ci resta per quasi vent’anni, segue la cronaca e la politica che presto diventa la sua passione. Prima collaboratrice del deputato Raffaele Costa, poi dell’on. Umberto D’Ottavio. Scrive romanzi, uno dei quali “La Fame di Bianca Neve”.

E’ tra le più “piccole”, se così si può definire una circoscrizione con poco meno di centomila abitanti, che a differenza delle altre può vantare il non aver subito cali demografici importanti: anzi, si appoggia su una stabilità di residenti, e su cambiamenti sociali affrontati.
La Quattro si estende su San Donato, Campidoglio e Parella: tutto il territorio della città di Torino a nord di corso Francia, da piazza Statuto al confine con Collegno, fino a comprendere corso Regina Margherita e quindi il parco Carrara, la Pellerina, e su San Donato andando giù fino in corso Principe Oddone, fino alla Dora comprendendo la parte del Parco e dell’Amedeo di Savoia e del Pier della Francesca. 98mila abitanti, con una composizione abbastanza eterogenea dei quartieri.

San Donato. Borghesia e classe operaia sullo sfondo della riconversione industriale.

La sua trasformazione ha consentito che la “quattro” non avesse il calo di abitanti che è stato registrato negli anni, nelle altre zone della città, “Sono stati insediati nuovi complessi residenziali, centri commerciali, al posto di ciò che erano le vecchie acciaierie, la Michelin: oggi è tutto riconvertito – dice il presidente Claudio CerratoC’è Borgo il operaio, che è San Donato “basso”, che con la chiusura delle fabbriche è stato teatro di un ricambio molto interessante, con nuova immigrazione, soprattutto nordafricana, e con un invecchiamento della popolazione italiana presente.

Il quartiere “alto” di San Donato è quello incantevole ed affascinante che molti torinesi non conoscono: vale la pena di fare una passeggiata da turista nella propria città, a naso in su, per scoprire le bellezze architettoniche del liberty. Qui vive la parte più borghese della circoscrizione.

L’area commerciale di Parco Dora
Via San Donato in una foto d’epoca

Campidoglio e Parella. Pedonalizzare per valorizzare

Campidoglio, ha caratteristiche diverse, anch’esse da scoprire sulle quali ci sono veri progetti di riscoperta e riqualificazione “E’ un gioiello urbano – fotografa Cerrato –  fatto di strade strette che nasce sul reticolo del quartiere oltre la cinta daziaria. Fin dal 1911 era posizionata davanti al Maria Vittoria, quindi si è mantenuto, come il borgo a ridosso della cinta daziaria, con le case di quelli che erano i transfrontalieri e poi Parella che si è sviluppata dalle cascine soprattutto dopo il secondo dopoguerra”. Avremo una micro pedonalizzazione in borgo Campidoglio che abbiamo discusso a inizio mandato per due anni, e finalmente nelle prossime settimane verrà realizzata”. Le discussioni e gli incontri si sono fatti, poi tutto è rimasto fermo e dopo tanto tempo i cittadini non sono tutti d’accordo con la pedonalizzazione che viene giudicata da molti insufficiente, tardiva o peggio dannosa.

Secondo i cittadini si poteva fare meglio. “In via Locana verranno sacrificati dieci posti auto, quelli dove gli automobilisti parcheggiano in modo regolare, per piantare degli alberi. Senza considerare l’importante numero di disabili in quella zona”. A sostenerlo è Barbara Bordon, archivista del Museo d’arte Urbana e presidente del comitato spontaneo Torino Bcps, che lamenta lo strabismo del comune ma anche della circoscrizione che sarebbero insensibili a  diverse sollecitazioni mai raccolte.

Assenza di servizi in Parella e giochi rotti.

“In alta Parella non c’è un ambulatorio pubblico, né un ufficio postale – denuncia ancora Barbara Bordon– e mancano le strutture che facilitino la socialità. Il Palavolley che avrebbe dovuto supplire a quest’assenza non verrà costruito, né né la piscina Carrara. Vengono preferiti gli spazi verdi, non si capisce per farci cosa visto che quelli che ci sono sono con giochi per bambini sfasciati da tempo; ad esempio il campetto da basket semiprofessionale tra via Pietro Cossa e corso Appio Claudio è in completo degrado. Lamentiamo da dieci anni una condizione insostenibile: sono sparite le reti,  i canestri. Ci vanno le prostitute. Bello spettacolo”.

Uno spettacolo invece, vero e accattivante, è quello che viene offerto dal Museo d’Arte Urbana del quale Barbara Bordon conosce ogni sfaccettatura: “Abbiamo nove anni di vita e 170 opere all’aperto. C’è l’opera di Carena, in via Locana, che stiamo recuperando. Avevamo proposto due panchine, una contro il razzismo e una contro l’omotrasfobia, da farsi ai giardini Tassoni/Appio Claudio: in circoscrizione non ci hanno dato retta, poi quando lo hanno fatto e stato per dirci che le panchine non piacevano. Così abbiamo trovato posto sul territorio della circoscrizione 6”.

“Piazza Moncenisio è un bivacco per barboni, come lo è la pista Baden Powell per i tossici, sia dietro l’Amedeo di Savoia che sotto via Pianezza, su corso Tassoni all’angolo con il Martinetto le prostitute fanno vero mercato del sesso a cielo aperto, appartandosi in macchina – denuncia Bordon – . Almeno, dopo anni di proteste, siamo riusciti a ottenere che i bivacchi dei clochard sparissero da piazza Risorgimento”.

A scuola i bambini non perdono le proprie radici e le mamme imparano l’italiano

L’immigrazione presente in Campidoglio è quella dell’est Europa, soprattutto romena, anche ben inserita. “Abbiamo alcune scuole del complesso della Duca d’Aosta che hanno un accordo con il consolato romeno e due volte alla settimana, fino a prima dell’emergenza covid, veniva un insegnante, dal consolato, a insegnare ai figli, ai bambini romeni, in due classi, lingua e traduzione questo per non perdere le radici del Paese dei genitori”.

A San Donato “basso” invece, l’immigrazione è prevalentemente africana: “Non abbiamo particolari problemi di integrazione, anche se le scuole locali sono ad altissima concentrazione di bambini figli di stranieri: è una realtà che deve essere accompagnata con supporto dei genitori: noi abbiamo due delle scuole di lingua italiana per le mamme straniere, tra le più partecipate ella città. E’ creando interazione che si favorisce la convivenza tra cittadini”.

Il fiore all’occhiello: finalmente la biblioteca.

Fiore all’occhiello, dopo tanto e sudato lavoro, “abbiamo aperto la biblioteca intitolata alle ragazze e ai ragazzi di Utoia, ed è stata una cosa per me importantissima – condivide Cerrato – perchè la Circoscrizione Quattro era l’unica a essere priva di una biblioteca sul territorio cittadino. E’ stato un percorso lunghissimo, fatto di molti anni di impegno e lavoro, già dal precedente presidente di circoscrizione, che abbiamo portato a termine riutilizzando parte della scuola Calvino di via Zumaglia, che con il calo demografico aveva perso parte delle classi”.

Più che una biblioteca, si tratta di un punto lettura per la quantità di libri contenuti, e come sottolinea chi l’ha fortemente voluta, bisogna vederla nell’ottica della sua modernità: con cd, dischi, giornali, con un forte ricambio perché è inserita nel circuito delle biblioteche, luminosa, aperta, colorata, è una moderna struttura culturale della città di Torino.

“La Giunta? Re Mida al contrario”

Il rammarico, è quello di avere fermo un progetto di riutilizzo di un capannone industriale di 800 metri quadri in via Carlo Capelli, zona Parella. “Una delle ipotesi era fare lì la biblioteca. Purtroppo tuttora siamo fermi ma ha dei costi di ristrutturazione e di messa a norma molto ingenti. Ci vuole una volontà politica comunale forte, che purtroppo in questo mandato è mancata, e noi non siamo riusciti a impegnare la Giunta, sotto questo punto di vista”.
E anche sulla mobilità dolce, così come viene definita, il presidente ha più di una perplessità non tanto sulla bontà dei progetti.

La pista ciclabile della discordia

“La stanno realizzando ora, ma a spizzichi e bocconi, con forti difficoltà di comunicazione con la popolazione, che non è adeguatamente informata su quanto sta accadendo – dice Cerrato – e  tra il covid e l’incapacità di questa amministrazione centrale di riuscire anche a gestire dei processi che possono essere positivi, come la mobilità dolce, anche progetti interessanti come questi, arrivano tardi, mal comunicati. E’ molto difficile lavorare con questa amministrazione che tocca e rovina”.

Da parte loro i cittadini del comitato spontaneo Parella sud ovest lamentano scarso interesse e competenza da parte del Comune ma anche dalla circoscrizione che di questo dovrebbe essere tramite. Il presidente Lorenzo Paparo presenta in questi giorni una petizione da portare al consiglio comunale di Torino proprio mettendo al centro la pista ciclabile della discordia.

“Siamo consapevoli dell’importanza della mobilità sostenibile ma riteniamo che l’attuale progetto della ciclabile Torino-Collegno implichi delle irragionevoli criticità di sicurezza, non andando assolutamente a incidere in modo positivo sulla viabilità ma anzi, diventando pericolosa – sostiene Paparo – senza contare gli importanti danni economici alle attività commerciali e alle persone con difficoltà motorie>. La raccolta firme per presentare la petizione è partita proprio in questi giorni e l’invito è appoggiato da molti negozi e attività della zona, che espongono la locandina esplicativa sulla propria vetrina. “Non siamo ascoltati – lamenta Paparo – : la riduzione della carreggiata di Strada Antica di Collegno, l’istituzione del senso unico nel tratto della stessa strada tra corso Marche e via Franzoj, senza considerare la riduzione dei raggi di curvatura nell’incrocio tra corso Sacco e Vanzetti e strada Antica di Collegno, sono inconcepibili”. Si chiede all’Amministrazione di tornare sui propri passi, di conseguenza la revisione del progetto della ciclabile per il tratto dal confine di Collegno fino in corso Telesio, spostando la ciclabile su via Servais “com’era previsto dal Biciplan – ricorda Lorenzo Paparo – passando dal controviale di corso Sacco e Vanzetti. Chiediamo di non istituire il senso unico, l’apertura di via Servais affinchè vengano distribuiti in modo ragionevole i flussi di traffico e che via Carlo Bianco torni al doppio senso di circolazione”. Perchè la petizione venga presa in considerazione, servono almeno trecento firme valide. Il modulo si può trovare su facebook, alla pagina del comitato spontaneo cittadini Parella sud ovest.

E nuova interpellanza alla sindaca Chiara Appendino,proprio in merito alla pista ciclabile di strada Antica di Collegno, da parte del capogruppo della Lega in Circoscrizione Carlo Emanuele Morando insieme al collega Roberto Cermignani. Ad essere contestata, questa volta, è la segnaletica orizzontale, che presenterebbe in alcuni tratti inaccettabili ambiguità. “Si vedono segnali riferiti ad un marciapiede affiancato da una pista ciclabile, entrambi passanti sul marciapiede ma separati da linea continua, in corrispondenza di segnaletica orizzontale con passaggio pedonale e pista ciclabile in corsia promiscua, e viceversa – sottolineano i consiglieri – . Si tratta di errori dovuti alla fretta, denotata anche da diverse cancellature effettuate con l’utilizzo di vernice.  “Per non lasciare tempo alle opposizioni e ai comitati di cittadini di esprimere le loro contrarietà sulla realizzazione della ciclabile – dice Morando nell’interpellanza –  il Comune sta lavorando con la frenesia tipica di chi deve scappare dal confronto col territorio. Un’altra sonora bocciatura per l’assessorato Lapietra, che sta danneggiando la viabilità cittadina”.

Il teatro si prende l’ex fabbrica

Bellarte è il teatro che ha trovato spazio in via Bellardi, dove un tempo c’era un capannone dismesso. L‘associazione Tedacà lo ha preso e riqualificato, facendone il centro culturale, ricreativo, teatrale del quartiere. “Ne siamo entrati in possesso nel 2006 – racconta il presidente Simone Schinoccae negli anni lo abbiamo ammodernato: oggi accoglie una sala teatro, una sala danza e polivalente, una sala musica, uno spazio espositivo e un’area ristoro. Conduciamo dei laboratori connessi con l’attività di stagione”.
In estate Tedacà si sposta al Parco della Tesoriera, dove organizza Evergreen Fest, manifestazione che promuove la concezione di città intelligente, sostenibile e sempre più vivibile per i cittadini: 45 giornate di concerti, spettacoli, laboratori, incontri, stand informativi, serate di cinema e danza, tutto a ingresso gratuito.

Perdere il lavoro e provare a ritrovarlo. Ritrovandosi.

C’è un modo alternativo per recuperare coloro che hanno perso il lavoro e affiancare chi lo cerca per la prima volta. Se avere un’occupazione non è solo fonte di reddito ma sostegno alla propria personalità e sicurezza in sé stessi e nella propria autonomia, quello che fa Patchanka – La Casa del Lavoro è proprio un azione di accoglienza e ascolto, innanzi tutto, di chi per qualche motivo si trova in difficoltà: crisi aziendali, disoccupazioni improvvise, cessazione dei rapporti o difficoltà a inserirsi in un tessuto produttivo e sociale difficile, soprattutto nei tempi attuali. “La Casa del Lavoro svolge un compito che va ben oltre l’agenzia interinale – spiega Diego Coriasco della cooperatva Patchanka   – . Ci troviamo all’interno della Casa del quartiere e non dietro un’anonima vetrina sul marciapiede: le persone che arrivano da noi trovano disponibilità all’ascolto, l’incontro, l’accoglienza. Non ci limitiamo all’esame del curriculum ma ascoltiamo le storie e dove c’è bisogno di un aiuto, cerchiamo di portare soccorso. Perdere il lavoro e non trovarlo, spesso mina l’autostima: chi cerca lavoro cerca spesso molto di più di un reddito perduto”.

Fino allo scorso anno, la Casa del Lavoro con Patchanka aveva proposto un percorso completamente innovativo nell’approccio al mercato: trovare un’occupazione, certo, ma prima la perduta fiducia nelle proprie possibilità, attraverso il teatro.
JobAct consiste nell’integrazione fra orientamento, un percorso riflessivo utile a creare consapevolezza circa le proprie capacità, vocazioni e talenti e teatro, attività fisiche, di relazione, comunicazione ed azione. Un’esperienza di lavoro, perché il Teatro lo è, di squadra, di successo, di formazione sulle principali abilità personali. Soprattutto è un’occasione per comunicare.
“JobAct ha avuto molto successo ed è un peccato che non si sia più proposto per assenza di finanziamento – si rammarica Coriasco – .Certe iniziative virtuose dedicate al mondo del lavoro e al recupero delle persone dovrebbero entrare in modo sistematico in ciò che viene garantito, andando a incrementare quelle politiche attive per il lavoro che dalle istituzioni sono spesso non considerate adeguatamente”.

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