La procura tedesca di Essen ha autorizzato un regime di semilibertà per Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz, i due manager di Thyssenkrupp ritenuti corresponsabili dell’incendio, che causò la morte di 7 operai a Torino, e condannati a 5 anni di carcere per omicidio e incendio colposo.
“È previsto che i due condannati scontino la pena con il cosiddetto ‘offener Vollzug'”, dice la procuratrice procuratrice Anette Milk.. “Il che significa che sono detenuti in un penitenziario, ma possono lasciarlo ogni giorno per andare a lavorare e devono tornare la sera”, spiega.
La comunicazione sulla concessione della semilibertà è arrivata oggi anche alla procura generale di Torino.
“Ci incateneremo a Roma. Andremo a Essen. Qualcosa faremo. Devono dirci come è possibile questa cosa”, dice Rosina Platì, mamma di una delle sette vittime del rogo. “Stasera – prosegue la donna – volevamo festeggiare, ma in qualche modo sentivamo che sarebbe arrivata una notizia di questo genere. Adesso basta: ci devono spiegare cosa è successo”. “Hanno giocato troppo con noi – conclude – e non ci fidiamo più di nessuno”.
“Sono basito. Devono ancora inventare un aggettivo per esprimere le sensazioni che sto provando ora. La notizia è inattesa quanto vergognosa”, commenta Antonio Boccuzzi, l’operaio della Thyssenkrupp sopravvissuto all’incendio del 2007. “Cinque anni erano pochi, ma almeno erano qualcosa” mentre “questa concessione, invece, è pazzesca, incredibile, discutibile”.
“Mi hanno insegnato – aggiunge – che le sentenze e le decisioni del tribunale non si discutono. Credo però che sia arrivato il momento di iniziare a discuterle, altrimenti non vale più niente”. “In questo processo – conclude Boccuzzi – non c’è più nulla di normale”.
“Passare la notte in un carcere significa, in ogni caso, privazione della libertà … E’ una forma di esecuzione di una condanna”, è invece il pensiero di Raffaele Guariniello, il magistrato (oggi in pensione) che a Torino coordinò le indagini sull’incendio. “Comprendo tutto – spiega – ma, personalmente, voglio considerare tutti gli aspetti della questione: i due condannati non sono a piede libero”.
“Ancora una volta i manager tedeschi della Thyssen riescono a smentire chi dava per certo che avrebbero davvero pagato per la strage di 13 anni fa”. Così, in una nota, Federico Bellono, responsabile salute e sicurezza Cgil Torino. “La semilibertà non rende giustizia agli operai morti e alle loro famiglie, ed è un affronto a Torino – aggiunge – dove tanti lavoratori continuano a morire di lavoro. Mi auguro che il governo italiano faccia sentire la propria voce, per rimediare ad un’evidente ingiustizia”