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mercoledì, 9 Ottobre 2024

In rettifica all’articolo: “Il botta e risposta tra pubblici ministeri; il pm Sparagna chiede 17 anni e un mese per un battibecco con i vigili urbani”

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Giulia Zanotti
Giulia Zanotti
Giornalista dal 2012, muove i suoi primi passi nel mondo dell'informazione all'interno della redazione di Nuova Società. Laureata in Culture Moderne Comparate, con una tesi sul New Journalism americano. Direttore responsabile di Nuova Società dal 2020.

Il 10 aprile 2014 alle 17.44 veniva pubblicato sul giornale online Nuovasocietà un articolo senza firma dal titolo: “Il botta e risposta tra pubblici ministeri; il pm Sparagna chiede 17 anni e un mese per un battibecco con i vigili urbani”.
Una collaboratrice del giornale, non iscritta all’ordine dei giornalisti, che si occupava del desk, impaginando articoli segnalava all’allora caporedattore, oggi vicedirettore, Andrea Doi che durante un processo a Torino su dei fatti accaduti il primo maggio del 2009 il pubblico ministero aveva chiesto 17 anni. La collaboratrice spiegava di conoscere bene uno degli imputati, appartenenti all’area antagonista, il quale, secondo il suo racconto gli aveva detto che il pubblico ministero nel procedimento contro di lui era Roberto Sparagna. Inoltre chiedeva di poter dare lei la notizia assicurando che era in possesso di tutti gli elementi. L’articolo veniva scritto e immediatamente impaginato dalla stessa collaboratrice senza che l’allora caporedattore ne prendesse visione in quanto la giovane era in possesso delle password di amministrazione del sito. Il mancato controllo dell’articolo è da attribuirsi anche a una leggerezza del caporedattore dovuta al fatto che lui personalmente stava seguendo un’altra vicenda. Infatti si accorge dell’errore, e cioè che il pm non era Roberto Sparagna ma Antonio Rinaudo solo quando gli viene segnalata la cosa da una sua parente che guarda caso lavora a Palazzo di Giustizia e ha lavorato con Sparagna. Purtroppo sono passate diverse ore e l’articolo era stato ripreso da Google entrando di conseguenza in rete. Dopo la segnalazione il caporedattore legge l’articolo e chiede alla collaboratrice spiegazioni sull’errore fatto. Lei afferma che la sua fonte si era sbagliata. Le viene anche chiesto il motivo dei toni accesi usati all’interno dell’articolo. Ma lei non riesce a dare una risposta.
Anche se tardivamente il titolo viene cambiato e il nome di Sparagna viene sostituito con quello di Rinaudo. Una vicenda che è stata raccontata dall’attuale vicedirettore quando è stato ascoltato circa un anno fa come persona informata dei fatti da un’ispettrice della polizia di Stato del commissariato di via Verdi. Sempre in quell’occasione il caporedattore mostrava all’ispettrice l’editor amministrativo del sito dove erano presenti tutte le revisioni fatte dopo l’errore. Va aggiunto che tutto questo veniva fatto senza che nessuna richiesta di rettifica arrivasse nelle ore successive alla pubblicazione dell’articolo errato, rettifica che comunque sentivamo già di avere effettuato da soli cambiando gran parte del testo e i nomi dei due pm. Questo faceva intendere che per noi Sparagna è assolutamente estraneo a quanto accaduto e che quando si parlava di pm ci riferivamo a Rinaudo. Di tutta la vicenda il direttore responsabile di Nuovasocietà Diego Novelli non era stato informato dall’allora caporedattore il quale aveva pensato che le cose si fossero già risolte. Per noi non è stato facile ricostruire quella giornata perchè i rapporti con la collaboratrice si inclinarono irrimediabilmente proprio partendo da questo fatto al quale se ne andarono ad aggiungere altri che evidenziavano la sua incapacità di operare nel campo dell’informazione. Infatti, tra il giornale e la collaboratrice la rottura avvenne alcuni mesi dopo il fatto.
La direzione di Nuovasocietà si scusa con il Dottor Roberto Sparagna e con i lettori del giornale per lo spiacevole e increscioso errore.

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