20.4 C
Torino
sabato, 27 Luglio 2024

Il volo dell'Aquila nera che potrebbe oscurare Mafia Capitale

Più letti

Nuova Società - sponsor
Redazione
Redazione
Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

“Ricordo con grande emozione quando ho giurato davanti al Duce, nello stadio dei Marmi, a Roma”. Questa dichiarazione è di Rutilio Sermonti, rilasciata al Resto del Carlino durante un’intervista nella sua casa ad Ascoli Piceno. Il nome di Sermonti è tra gli indagati dell’operazione “Aquila nera”, che ha portato all’arresto di 14 persone e che conta 44 indagati. È lui, secondo gli inquirenti, che avrebbe fornito “sostegno ideologico alla struttura”, avendo redatto un documento denominato “Statuto della Repubblica dell’Italia unita”. Rutilio Sermonti non è uno sconosciuto, infatti, oltre ad aver giurato davanti al Duce, fu repubblichino, e soprattutto fra i fondatori del Movimento sociale italiano di Giorgio Almirante. Il novantatreenne è considerato l’ideologo del neofascismo: è rimasto sempre vicino all’estrema destra, al punto di venir candidato da Forza Nuova per le provinciali a Latina. Al partito di Roberto Fiore, fondatore di Terza posizione, “l’avvocato nero” aveva aderito anni fa, mentre in precedenza si era iscritto al Movimento sociale – Fiamma Tricolore di Pino Rauti.
Stefano Manni invece non è mai stato nella Repubblica di Salò, anche perché nato nel 1966. Secondo gli inquirenti, il quarantottenne ex carabiniere di Ascoli Piceno, era il leader dell’organizzazione Avanguardia ordinovista, una sigla partorita nel mix fra Avanguadia nazionale e Ordine nuovo. Due cartelli che negli anni ’60 e ’70 son state protagoniste del periodo più oscuro del nostro Paese. Avanguardia nazionale era stata fondata da Stefano Delle Chiaie, un nome finito dentro quasi tutti i faldoni riguardanti le stragi, da piazza Fontana alla strage di Bologna, passando anche per i golpe di Stato in Sudamerica, in particolare in Cile. Ordine nuovo invece aveva tra le sua fila Pierluigi Concutelli, il killer del procuratore Vittorio Accorsio. Che Massi avesse simpatie per questi due gruppi lo si può riscontrare dal suo profilo Facebook (dove spicca la foto di una bandiera rossa con in mezzo il simbolo dell’ascia bipenne, simbolo di Ordine nuovo) che, secondo gli inquirenti, veniva utilizzato per fare proseliti. Indubbie affinità per due organizzazioni che, a suo tempo, Valerio Giusva Fioravanti, fondatore del gruppo terrorista neofascista Nar, aveva definito come “bombaroli e legati ai servizi segreti”. Ma da qui a parlare di terrorismo di destra il passo non è breve. In fondo anche Borghezio, negli anni ’70, al confine con la Francia, venne beccato con una cartolina firmata Ordine nuovo, indirizzata a quel “bastardo di Luciano Violante” (che a quel tempo indagava sulle organizzazioni di estrema destra). Eppure l’attuale eurodeputato leghista non faceva parte di Ordine nuovo.
L’inchiesta “Aquila nera” cade casualmente a fagiuolo, anche se negli annuali rapporti dei servizi segreti queste componenti non vengono granché prese in considerazione, preferendo optare su altro per lanciare allarmi e preoccupazioni (antagonisti, anarchici, no tav, etc). Dai primi comunicati arrivati dagli uffici degli inquirenti si ha la sensazione che i nostalgici del terrorismo nero chiacchierino molto, promettendo di farla pagare ad “antichi infami” come Marco Affaticato, di colpire più “la pancia degli italiani” che veri obiettivi, visto che minacciano di far saltare in aria Equitalia o di uccidere politici senza scorta. I rivoluzionari di destra, dopo aver scatenato l’inferno, si sarebbero costituiti come partito politico, presentandosi alle elezioni. È anche importante notare che sono solo 14 gli arrestati su 44 indagati. Discutibile la gravità dei fatti, ma prima di montare nuovi teoremi andiamoci coi piedi di piombo. Il neofascismo in Italia non è mai morto e lo dimostra il fatto che ha saputo riciclarsi bene grazie ai politici istituzionali: è il caso di Mafia Capitale, dove Massimo Carminati e altri vecchi camerati facevano affari (e che affari!) con destra e sinistra (Partito Democratico in primis), mantenendo anche contatti, secondo quanto emergerebbe dalle intercettazioni dei Ros, con gruppi famosi del panorama dell’estrema destra nazionale. Sarebbe sbagliato se l’operazione “Aquila nera” oscurasse, con le sue ali, quanto stava emergendo da Mafia Capitale, anche perché a Roma non avevano bisogno di spolverare Avanguardia nazionale e Ordine nuovo per prendere il potere, perché loro nella sala dei bottoni erano già arrivati.
 

- Advertisement -Nuova Società - sponsor

Articoli correlati

Nuova Società - sponsor

Primo Piano