di Curzio Maltese *
Non è affatto sicuro, fino a prova contraria, che gli autori degli attentati ai treni d’alta velocità siano militanti dei movimenti No Tav. Sia pure “frange violente estreme”, come dice Gian Carlo Caselli. È invece certo che il vero danneggiato dagli attentati è il movimento No Tav, ancora una volta dipinto dall’informazione come fonte e culla di violenti.
La lotta contro la Torino-Lione ha troppi argomenti seri e ragionevoli per affidarsi alle bombe e sono argomenti vincenti. Si tende in Italia soprattutto a dipingere il No Tav come un’azione disperata, senza possibilità di vittoria e dunque facile preda di gesti disperati ed estremi. Al contrario, è molto probabile che vinca la propria battaglia o l’abbia già vinta in Europa.
La Torino-Lione non si farà mai, come non è stato mai costruito il Ponte sullo Stretto, esattamente per gli stessi motivi. Perché è un progetto insensato nei tempi e nei costi, del tutto anti economico e non giustificabile sulla base delle necessità reali, con un impatto ecologico devastante.
Nel frattempo, naturalmente, avremo buttato una montagna di soldi, sottratti agli ospedali o alle scuole, per non fare una grande opera che alla fine l’Europa finirà per cancellare dalla propria lista. In parte l’ha già fatto. La Torino-Lione è l’unico grande progetto europeo a essere stato declassato nella scorsa legislatura europea dalla commissione Barroso e oggi, in quella Juncker, con la crisi incombente, i dubbi sono ancora aumentati.
Giornali tedeschi, spagnoli, olandesi, britannici hanno scritto articoli di critica a un progetto che prevede un colossale investimento su una tratta in costante calo da anni per traffico di merci e passeggeri e si sono chiesti perché una ferrovia sia pure ad alta velocità debba costare, come gli scavi di una metropolitana in una grande città, 150 milioni di euro al chilometro.
La stampa francese ha dato ampio risalto sia alla sentenza della Corte dei Conti transalpina, che ha giudicato ingiustificati i costi dell’opera, sia alle inchieste della magistratura italiana sulle infiltrazioni mafiose negli appalti. Soltanto sulla televisione sulla stampa italiana, quando si tratta di No Tav, si parla soltanto di attentati, bombe, molotov e ordine pubblico.
È sempre stato questo il gioco dei pochi che lucrano moltissimo da quest’opera inutile: far parlare soltanto di proteste violente e mai entrare nel merito del progetto. Sarebbe bello se anche la nostra informazione, di tanto in tanto, citasse alcune delle decine di studi scientifici, le centinaia di dati raccolti, molto più esplosivi delle molotov di qualche folle. Come dice un poliziotto all’autore di un bel documentario sulla Val di Susa, Qui, “ti sarà difficile trovare qualcuno a favore della Torino Lione, qui è a favore soltanto chi non conosce il progetto”.
La strategia finora ha funzionato bene. Per quanto sia incredibile in un paese dove si è discusso per mesi della Panda del sindaco di Roma, mai è stato neppure avviato un laico, civile, democratico dibattito sui costi della più grande opera pubblica mai progettata in Italia. Gli ignobili attentati di questi giorni, quali che siano le intenzioni degli autori, contribuiscono a questo scandalo.
* dal blog di Curzio Maltese sull’Huffigton Post