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domenica, 8 Settembre 2024

Il piano per il lavoro di Renzi assomiglia a quello di Berlusconi

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Un contratto unico e a tempo indeterminato, mentre l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori entrerà in scena solo al terzo anno di attività. Il neosegretario del Partito Democratico, Matteo Renzi, scopre le carte su uno dei punti più cruciali della sua agenda politica, il lavoro. Per il sindaco di Firenze la soluzione c’è: la creazione di un contratto di lavoro stabile a tempo indeterminato con tutele crescenti per tutti i nuovi assunti, e quindi l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori quasi inesistente, almeno nei primi tre anni. Non verrà però bloccata la flessibilità e non verranno cancellati i contratti atipici.
Il Piano per il Lavoro di Renzi, o meglio, come preferisce chiamarlo lui utilizzando l’inglese la “Job Act” verrà presentato a gennaio, ma già sta scatenando reazioni critiche, soprattutto per quanto riguarda il lasciare ai margini l’articolo 18, figlio delle lotte dei lavoratori per i propri diritti.
Un boccone che non va giù al segretario generale della Fiom Maurizio Landini che invita Renzi a ripristinare l’articolo 18 perché è l’unico ha «impedire di licenziare in modo illegittimo».
«Se Renzi vuol fare una cosa intelligente ripristini questo diritto di civiltà», invita Landini.
«L’articolo 18 è già stato cambiato dal governo Monti e la Fornero ha applicato una modifica e la teoria era che, se di tagliavano le pensioni e si modificava il 18 si creava lavoro- spiega Landini – Si è creato lavoro? No, la disoccupazione è aumentata. Ci sono stati investimenti? No».
«Oggi il problema non è rendere facili i licenziamenti, ma le assunzioni – aggiunge – Adesso determinate imprese possono licenziare anche per ragioni economiche. L’articolo 18 non impedisce il licenziamento, ma quelli illegittimi».
Poi il segretario Fiom chiede a Renzi di incominciare a «parlare in italiano».
Risponde alla alla proposta anche il segretario del Partito di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero.
«La proposta che viene fatta di abolire l’articolo 18 per i primi anni di lavoro e contemporaneamente di abolire la Cassa integrazione coincide con quanto voleva fare Berlusconi».
«Il tutto viene ovviamente condito con le parole innovazione, modernità, adeguatezza ai tempi, freschezza giovanile, ma segnala una cosa sola: il ritorno al 1800 per quanto riguarda i diritti dei lavoratori e l’aumento della disoccupazione, perché‚ queste misure ridurrebbero ulteriormente la massa salariale, che è la vera causa della crisi e della disoccupazione».

 © RIPRODUZIONE RISERVATA

 

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