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martedì, 3 Dicembre 2024

I militanti del Gabrio scrivono all'assessore Passoni: “Bonificate via Revello"

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Il 7 ottobre 2012 il Gabrio, lo storico centro sociale di Torino nato nel settembre 1994, cambiò casa, spostandosi da via Revello 3/5, in zona San Paolo, alla vicina scuola media Pezzani in via Millio 42, allora abbandonati. La decisione era arrivata in seguito della promessa del Comune di bonificare il palazzo a causa della presenza di amianto in alcune parti del tetto e in altre strutturali, resa ancora più pericolosa dal deterioramento del prefabbricato sia per chi lo frequentava, sia per gli abitanti del quartiere. Un anno dopo, i militanti del centro sociale hanno deciso di scrivere una lettera aperta all’assessore al Bilancio di Torino Gianguido Passoni. Alla base del gesto, come ricordano loro stessi, il fatto che in quell’occasione si «promise pubblicamente che il Comune avrebbe agito con tutta la sollecitudine necessaria e possibile per giungere quanto prima all’apertura del cantiere», mentre un anno dopo «ben poco si è mosso da parte del Comune. Intanto l’edificio di via Revello 3/5 si sta deteriorando velocemente, senza che nessuno se ne occupi dopo il nostro trasferimento».
Gli attivisti ricordano che all’incontro con le istituzioni si arrivò «dopo un lungo percorso iniziato nel settembre 2012 con l’avvio della campagna “I LOVEGABRIO”, quando scoprimmo che il Comune aveva stanziato in bilancio il denaro necessario per procedere all’abbattimento del nostro centro sociale, senza coinvolgerci e dimenticandosi che per anni ci siamo impegnati e abbiamo lavorato per conservare in buone condizioni la struttura».
Un anno, dopo, i piani sono cambiati. «Noi non ci siamo dimenticati che lei stesso assessore dichiarò ai giornali come foste pronti a procedere allo sgombero dei nostri locali con la forza per garantire la salute pubblica – scrivono ancora – Noi denunciammo allora come, con questo gesto, si intendeva dare un colpo di spugna alle nostre lotte e alle nostre attività sociali: demolendo la nostra struttura si voleva anche demolire la nostra esperienza!
Ad oggi, chi si sta occupando della salute di questo quartiere? Vuol forse darci ragione?».
«Abbiamo fretta – concludono i militanti- Una fretta dettata dalla necessità di mettere in sicurezza l’area e bonificarla dall’amianto per vederla restituita al pubblico utilizzo sociale, come noi l’abbiamo mantenuta per anni. È da aprile 2014 che non utilizziamo più la nostra sede di via Revello, l’abbiamo dichiarato e l’abbiamo fatto e invano abbiamo atteso che il comune si facesse vivo per prendere possesso dell’area. Non è successo nulla. Noi siamo un collettivo politico non un’associazione riconosciuta, perciò non possiamo riconsegnarle formalmente le chiavi, ma sappia che da oggi, mercoledì 5 novembre 2014, vi consideriamo pienamente e totalmente responsabili del sito di via Revello 3/5».

@elisabellardi 

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