“La felicita è un sistema complesso” è un film di Gianni Zanasi. RaiTre lo sta trasmettendo mentre si scrive. È la storia di un uomo che cerca di conquistarsi la fiducia degli altri per fini soltanto nobili in apparenza. Uno dei protagonisti, il figlio di un importante imprenditore morto in un incidente stradale, erede di un impero industriale, gli dice che suo padre aveva una personale filosofia che equivaleva ad una precisa dirittura morale: la sua ragione di vita era poter guardare negli occhi la gente.
Ora mi chiedo se Silvio Berlusconi con le sue condanne e la sua morale singhiozzante e la sua moralità a buchi possa guardare negli occhi gli italiani.
Mi chiedo se lo possa fare Matteo Salvini con il suo odio verso gli ultimi della Terra che ha sempre il suono di un rutto dopo aver preso un cucchiaio di bicarbonato.
Mi chiedo se lo possa fare Matteo Renzi con il suo sfacciato infantilismo inferiore soltanto alla sua disarmante superficialità.
Mi chiedo se lo possa fare Massimo D’Alema che dopo topiche ed errori marchiani, che gli avrebbero meritato un secolo sabbatico, continua a professarsi un esperto della politica, quando è risaputo a tutti che è soltanto un grande esperto d’antipatia.
Mi chiede se lo possa fare Luigi Di Maio con i suoi congiuntivi che ispirano tenerezza e la sua tenerezza che gli viene suggerita dal suo puparo. Chissà quanta parte del Paese riuscirà a guardarli negli occhi il 5 marzo?
Guardare negli occhi
