Hanno affidato la loro frustrazione a una nota diffusa in giornata i trenta avvocati del legal team impegnato nel maxiprocesso contro 53 attivisti No Tav. Per i legali, infatti, lo svolgimento del dibattimento nell’aula bunker del carcere delle Vallette li metterebbe «nell’oggettiva impossibilità di garantire, nelle attuali condizioni, un sereno e concreto esercizio del diritto di difesa». «Le attuali modalità di svolgimento – si legge nella nota – sottolineano una asserita “diversità” del processo in corso rispetto agli altri che si svolgono al Palazzo di Giustizia con modalità ordinarie, per presunte ragioni di ordine pubblico che parevano, peraltro, superate in esito agli incontri tenutisi con il presidente del tribunale alla presenza delle parti processuali».
Ma a preoccupare ancora di più gli avvocati è che nonostante prima della pausa natalizia il presidente del Collegio avesse stabilito il ritorno del dibattimento al Palagiustizia, l’anno nuovo si è aperto con un’udienza ancora nell’aula bunker e il calendario dei prossimi mesi non prevede nessuno spostamento. «I sottoscritti difensori certi di aver cercato ogni via per una definizione di buon senso, e che tenesse conto dei diversi interessi contrapposti, delle questioni in discussione, ritengono ingiustificato e incomprensibile il diniego alla prosecuzione del processo nella sua sede naturale e la mancata ufficializzazione del nuovo calendario delle udienze» affermano ancora i legali aggiungendo di essere pronti a qualunque decisione pur di tutelare i loro assistiti.
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