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mercoledì, 4 Dicembre 2024

Gazzetta del Popolo, 135 anni tra storia, giornalismo e cultura

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Si apre giovedì 18 aprile una importante mostra storica sulla Gazzetta del Popolo, il quotidiano torinese che per 135 anni, dal 1848 al 1983, ha raccontato l’attualità italiana.
Alle ore 10.30 è prevista la conferenza stampa di inaugurazione al Polo del ‘900, nel pomeriggio l’apertura delle altre due sedi della mostra: Palazzo Lascaris e Museo nazionale del Risorgimento di Palazzo Carignano.

La mostra chiuderà il 6 maggio a Palazzo Lascaris, il 19 maggio nelle altre due sedi.
Partecipano alla conferenza stampa giovedì 18 aprile, ore 10.30, al Polo del ‘900, il presidente del Consiglio regionale del Piemonte; Sergio Soave, presidente Polo del ‘900; Daniela Orta, responsabile ricerche del Museo nazionale del Risorgimento; Alberto Sinigaglia, presidente dell’Ordine dei giornalisti del Piemonte; Gianfranco Morgando, della Fondazione Donat-Cattin; Iole Scamuzzi, del Dipartimento Studi Umanistici dell’Università di Torino; Luca Rolandi, giornalista e curatore della mostra.

La realizzazione del progetto culturale è stata possibile grazie alla collaborazione di diversi soggetti: Consiglio regionale del Piemonte, Museo nazionale del Risorgimento, Polo del ‘900, Fondazione Donat-Cattin, Ordine dei Giornalisti, Centro Pestelli, Museo della stampa di Mondovì, Archivio storico della Città di Torino, Università di Torino e la raccolta del collezionista Giorgio Coraglia.

Illustrando i passaggi salienti della storia della testata giornalistica torinese, la mostra vuole far scoprire alle giovani generazioni che cosa è stata la Gazzetta del Popolo, da giornale protagonista dell’epoca risorgimentale alla posizione negli anni del fascismo (con una importante pagina culturale, il “Diorama letterario”, su cui scrissero i più importanti intellettuali italiani ed europei del momento), al dopoguerra e agli anni difficili dell’autogestione, fino alla chiusura definitiva nel 1983.

La mostra – ad ingresso gratuito – è articolata in tre sezioni storiche e tematiche:

– Al Museo del Risorgimento dal 1848, anno della fondazione, al 1915. Sono esposti numerosi documenti originali inediti, relativi alla proprietà della testata, oggetti in uso in redazione, i bozzetti dei mestieri della Torino dell’800 e le caricature dei fondatori del giornale.
Orario: sempre aperto dalle 10 alle 18 (ultimo ingresso ore 17). Chiuso lunedì 6 e 13 maggio.
Chiusura della mostra: 19 maggio 2019.

– A Palazzo Lascaris gli anni dal 1915 al 1945, il periodo in cui il giornale era allineato con il governo fascista, fino alla Gazzetta d’Italia. In esposizione le pagine del Diorama letterario, i supplementi tematici, le vignette satiriche. Una parte è dedicata alla crisi del giornale del 1974, che portò alla prima sospensione della tiratura, crisi in cui la Regione ebbe un ruolo di mediazione con il presidente Aldo Viglione.
Orario: dal lunedì al venerdì 9 – 17. Chiuso nei giorni festivi.
Chiusura della mostra: 6 maggio 2019.

– Al Polo del ‘900 il periodo tra il 1946 e il 1983. Sono presentate le interviste a chi lavorò alla Gazzetta tra gli anni ‘60 e ‘80, le prime pagine relative ai grandi eventi dal 1945 al 1983, i documenti delle crisi aziendali del 1974, 1981 e del 1983 e il periodo dell’autogestione.
Orario: dal martedì alla domenica 10-18, giovedì 14-22. Lunedì chiuso
Chiusura della mostra: 19 maggio 2019

In tutte le tre sedi sono presentati video con le interviste a 15 tra giornalisti e tipografi, le immagini storiche concesse dalla Teche Rai e dall’Archivio cinematografico della Resistenza sull’inaugurazione della sede in corso Valdocco del 1930, le gite sociali e la crociera con i lettori, il lavoro alla Gazzetta negli anni ’60.

Il catalogo della mostra, coordinato da Alicubi, raccoglie i contributi di Sergio Soave, Claudio Donat-Cattin, Alberto Sinigaglia, Luca Rolandi, Umberto Levra, Mauro Forno, Bartolo Gariglio, Iole Scamuzzi, Dino Aloi, Ezio Mauro, Giampaolo Boetti, Piero Bianucci, Salvatore Tropea, Gian Mario Ricciardi, Beppe Fossati, Cesare Martinetti, Cenzino Mussa, Giampiero Gramaglia, Lorenzo Gigli, Franco Piccinelli.

Lunedì 6 maggio, in occasione della Giornata per la libertà di stampa, si svolgerà a Palazzo Lascaris un convegno dal titolo: “LIBERI DI INFORMARE? Dalla Gazzetta del Popolo al City Journalism”, rivolto al pubblico ed ai giornalisti iscritti alla piattaforma Sigef.

Breve storia della Gazzetta del Popolo

La «Gazzetta del Popolo» è stato uno dei più importanti e prestigiosi quotidiani italiani. La sua nascita risale al 16 giugno 1848, a partire da un’iniziativa di Felice Govean e Giovan Battista Bottero, che ne saranno i condirettori fino al 1861, quando le redini passeranno nelle mani del solo Bottero.
Di taglio spiccatamente popolare, il giornale è, in periodo risorgimentale, il più venduto tra i quotidiani nazionali, con un bacino di lettori che comprende soprattutto i ceti agrari della provincia piemontese e la piccola borghesia cittadina di sentimenti tradizionalisti. Di costo più accessibile rispetto alla maggior parte degli altri quotidiani dell’epoca, esso si dimostra sin dall’inizio molto attivo nell’ambito delle iniziative di stampo patriottico.

Alla vigilia della Prima guerra mondiale la «Gazzetta del Popolo» diviene portavoce dei gruppi nazionalisti del capoluogo piemontese. Spiccatamente interventista, dopo lo scoppio del conflitto si fa assidua sostenitrice dello sforzo bellico del paese.

Dopo la nascita del movimento dei fasci di combattimento, la «Gazzetta del Popolo» dà largo spazio alle pozioni filo-nazionaliste e filo-monarchiche del futuro quadrumviro della marcia su Roma Cesare Maria De Vecchi. Ma le sue aspirazioni ad una decisa stabilizzazione autoritaria nel paese si esprimeranno con chiarezza solo dopo il congresso dell’Augusteo (novembre 1921), quando essa diventerà una delle principali casse di risonanza del movimento fascista del capoluogo piemontese.

Nel giugno 1924 la testata viene rilevata dalla Società idroelettrica piemontese (Sip), che la mette a disposizione del fascismo in cambio di precise garanzie sullo sviluppo dell’industria elettrica in Piemonte.

La Gazzetta è stata protagonista di notevoli innovazioni tecnologiche. Il 18 gennaio 1934 viene inaugurata una nuova stazione radio-telefonica, con una eccezionale dimostrazione: la ricezione di una corrispondenza proveniente da Bandung in Indonesia (circa 15.000 chilometri dal capoluogo subalpino), immediatamente stenografata dal segretario di redazione Giovanni Vincenzo Cima con un metodo da lui appositamente brevettato che diventerà famoso. Il 1° gennaio 1935 viene attivata una stazione tele-fotografica per la trasmissione e la ricezione delle immagini attraverso le linee telefoniche; il 15 febbraio viene creata una stazione radioricevente in grado di trasformare simultaneamente il linguaggio morse in caratteri alfabetici.

Nel marzo del 1974, ormai in grave crisi, la «Gazzetta» viene rilevata da Alberto Caprotti, grazie a un notevole contributo pubblicitario garantito dalla Montedison, tramite la Spi. Alla Democrazia Cristiana che aveva acquisito una parte della proprietà, rimarrà solo il 5% delle azioni della Set e della Itet, rispettivamente proprietaria e gestore degli impianti del giornale.

Dopo un duro scontro sindacale con i redattori e i tipografi, il 31 luglio dello stesso anno Caprotti decide la chiusura del quotidiano, che peraltro non scompare immediatamente dalla scena. Viene infatti temporaneamente tenuto in vita da una cooperativa autogestita di giornalisti e lavoratori poligrafici.

La crisi si ripresenterà nel 1981 ed infine nel 1983, quando la chiusura del giornale diventerà definitiva, dopo 135 anni dalla sua nascita.

Associazione Stampa Subalpina

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