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mercoledì, 23 Ottobre 2024

“Fuocoammare”, così Rosi ha vinto l’Orso d’oro

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

di Andrea Zummo

Lampedusa, l’isola italiana più vicina alle coste africane che alle nostre (20 km quadrati, più di seimila abitanti), punto di approdo di decine di migliaia di migranti, disperati esseri umani che fuggono dalla guerra e dalla fame. Da due decenni, ormai, accoglie quest’umanità alla deriva (in tutti i sensi), prestando cura ai vivi, non potendo far altro che recuperare i corpi di chi non ce l’ha fatta. Dal 1991 più di 250mila persone sono giunte sull’isola.

Gianfranco Rosi (premiato a Venezia con il Leone d’oro per “Sacro Gra”) ha realizzato un documentario bellissimo e importante. Frutto di oltre un anno di riprese, giocato sul contrasto tra gli abitanti dell’isola e gli uomini che arrivano dal mare, in cerca di speranza e di vita. La cinepresa di Rosi segue gli isolani nella loro quotidianità, in particolare il piccolo Samuele e la sua famiglia, il dottor Bartolo (uno dei tre medici di Lampedusa), un dj che mette canzoni melodiche alla radio: una vita semplice e fatta di gesti normali, nel paesaggio meraviglioso e selvaggio dell’isola.

Di contro, le operazioni di accoglienza e di salvataggio, l’identificazione dei migranti, a volte la loro disperazione mista a speranza, la gioia di essere vivi e la ricerca di normalità in una partitella con un pallone. “Fuocoammare” è il titolo di una canzone melodica, ma anche il leitmotiv delle donne che ricordano i tempi della guerra, che forse, in una forma diversa, è quella che si combatte oggi nel canale di Sicilia, per la sopravvivenza.

Rosi non indugia nella facile commozione, ma indaga con fredda determinazione un angolo di mondo, dove si lotta per la vita e la dignità. Cristo è naufragato a Lampedusa, potremmo dire parafrasando Levi. Eppure, l’insegnamento degli abitanti dell’Isola è lampante, senza bisogno di sottolineature: non si può girare lo sguardo dall’altra parte, non ci si può esimere dal prestare soccorso, dal tendere una mano. E’ il dovere morale del nostro tempo, non solo a Lampedusa.

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