11.3 C
Torino
giovedì, 24 Ottobre 2024

Fumata nera per il ddl sugli ecoreati, prosegue la discussione in Senato

Più letti

Nuova Società - sponsor
Redazione
Redazione
Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

di Vanna Sedda
Non è ancora giunto al suo epilogo il ddl sui reati ambientali, ieri al secondo giorno di votazione tra i banchi del Senato. Sono stati votati in totale 35 emendamenti. Ne restano da votare altri 125. Non è ancora stato votato l’emendamento che prevede la non punibilità per i reati colposi in caso di interventi di messa in sicurezza e bonifica.
E’ quanto rende noto Stefano Ciafani, vicepresidente di Legambiente, che insieme alle più illustri associazioni ambientaliste, sta portando avanti una campagna per sollecitare l’introduzione degli ecoreati nel codice penale. Una gravissima mancanza che ha spesso garantito l’impunità agli ecocriminali e alle ecomafie, finora lasciate libere di agire da una normativa lacunosa e insufficiente. Il disegno di legge è bloccato in Senato dal febbraio 2014, quando la Camera approvò il testo che introduce quattro nuove fattispecie di reato nel Codice Penale: l’inquinamento ambientale, il disastro ambientale, il traffico e l’abbandono di materiale radioattivo e l’impedimento del controllo. Inoltre, raddoppia i termini di preiscrizione e, in sede di condanna o patteggiamento per reati ambientali, prevede la confisca dei beni e il ripristino dello stato dei luoghi.
Durante la seduta di ieri è stata approvata la modifica alla definizione del delitto di inquinamento ambientale: non è più “una compromissione o un deterioramento durevoli dello stato preesistente” ma è diventato “una compromissione o un deterioramento significativi e misurabili”, della qualità del suolo e del sottosuolo, delle acque e dell’aria, dell’ecosistema e della biodiversità (anche agraria), della flora o della fauna selvatica.
La seconda modifica, migliorativa per Legambiente, prevede aggravanti in caso di morte o lesioni come conseguenza del delitto di inquinamento ambientale.
Il nodo cruciale, su cui si stanno scontrando le forze politiche e non solo, riguarda il cosiddetto “ravvedimento operoso”, ovvero la non punibilità se l’imputato evita conseguenze ulteriori, aiuta i magistrati a individuare colpevoli o provvede alla bonifica e al ripristino prima dell’apertura del processo. Un emendamento che lascerebbe uno spiraglio troppo ampio agli inquinatori, inserito alle 2 di notte del 26 gennaio scorso in commissione Giustizia al Senato, per giunta col voto favorevole di tutti i partiti. Un salvacondotto per chi inquina, una, dieci, cento, mille volte, secondo gli ambientalisti, che attendono con ansia il voto, che probabilmente riprenderà martedì prossimo.

- Advertisement -Nuova Società - sponsor

Articoli correlati

Nuova Società - sponsor

Primo Piano