Sfilano nomi importanti davanti ai giudici del processo che a Torino vede imputata la famiglia Ligresti per falso in bilancio e aggiotaggio informativo nell’ambito del dibattimento su Fondiaria Sai. Oggi è il turno di Piergiorgio Peluso, ex direttore generale della holding e figlio dell’ex ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri. Peluso, per quattordici mesi a capo della società, non è imputato, ma è stato sentito dai giudici in qualità di testimone.
L’inchiesta riguarda una serie di presunti artifici che sarebbero stati messi in campo dai Ligresti per occultare le perdite di Fonsai e in particolare le riserve esigue nelle casse della holding.
Proprio su quest’ultimo capitolo, il figlio della Cancellieri era stato sentito dai pubblici ministeri come persona informata sui fatti già nel marzo del 2013, dopo che gli investigatori avevano scovato nel suo ufficio un documento nel quale l’allora direttore generale illustrava il sistema di “sottoriservazione” della società. «Quando arrivai in fondiaria Sai nel giugno 2011 mi accorsi subito che l’azienda non aveva un sistema di monitoraggio dei budget – ha spiegato al pm Marco Gianoglio, Piergiorgio Peluso – mancava una visione di insieme».
«Decisi di accettare l’incarico di direttore generale – ha continuato – perchè mi sembrava una possibilità manageriale interessante». L’ex direttore generale di Fondiaria Sai ha poi spiegato al pm che «in tutte le banche in cui avevo lavorato il gruppo Ligresti era un cliente importante che avevo avuto modo di seguire, li conoscevo bene».