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venerdì, 6 Dicembre 2024

Eugenia Barruero, la "maestrina dalla penna rossa" di Cuore

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Scritto da Gabriele Richetti
A Torino, nel quartiere Vanchiglia, c’è una piazzetta.
È una piazzetta che sonnecchia placida, nascosta tra corso Regina Margherita e corso San Maurizio, lontana dal traffico che scorre poco più in là, con una invidiabile tranquillità bohémien.
Si tratta di Largo Montebello. Al civico 38, in un bel palazzo dal sapore antico che si affaccia sopra gli alberi della piazza, ha vissuto Eugenia Barruero, la maestra che ispirò Edmondo De Amicis per l’immortale figura della “maestrina dalla penna rossa” di Cuore.

17 dicembre 1881, un sabato

È questa la data in cui compare per la prima volta, in Cuore, la nostra maestrina.
Enrico Bottini, la voce narrante, la introduce al lettore con le seguenti parole: «La maestrina della prima inferiore numero tre, quella giovane col viso color di rosa, che ha due belle pozzette nelle guance, e porta una gran penna rossa sul cappellino, e una crocetta di vetro giallo appesa al collo»

Chi era la vera maestrina?

La donna che ispirò De Amicis fu, come detto in apertura, Eugenia Barruero.
Classe 1860, maestra elementare, all’epoca di Cuore era poco più di una ragazza, ma già capace di trasmettere un grande amore ai propri alunni, attraverso il profondo senso materno che la accompagnò per tutta la vita.
Lo stesso scrittore così ce la racconta:
«Sempre allegra, tien la classe allegra, sorride sempre, grida sempre con la sua voce argentina che par che canti, picchiando la bacchetta sul tavolino e battendo le mani per imporre silenzio; poi quando escono, corre come una bimba dietro all’uno e all’altro per rimetterli in fila; e a questo tira su il bavero, a quell’altro abbottona il cappotto perché non infreddino; li segue fin sulla strada perché non s’accapiglino, supplica i parenti che non li castighino a casa e porta delle pastiglie a quei che han la tosse, e impresta il suo manicotto a quelli che han freddo; ed è tormentata continuamente dai più piccoli che le fanno carezze e le chiedon dei baci, tirandola pel velo e per la mantiglia; ma essa li lascia fare e li bacia tutti, ridendo».

La memoria di Eugenia

Quando morì, quasi centenaria, nell’aprile del 1957, venne ricordata da una delle celebri tavole a colori che accompagnavano la prima pagina della Domenica del Corriere: giovane, sorridente, ovviamente circondata da una miriade di fanciulli urlanti. Con in bella mostra una penna rossa che svettava sul cappello. Immortalata in una sempiterna immagine scolastica, proprio come De Amicis l’aveva voluta descrivere all’interno del suo capolavoro pedagogico.
In Largo Montebello inoltre, al civico 38 – dove molti l’avevano conosciuta ormai anziana, descrivendola come dolce e minuta, dalla carezza lieve ma indimenticabile – venne affissa nel 1985 una targa commemorativa, che ancora oggi recita:
“In questa casa visse La Maestrina dalla Penna Rossa, ricordata nel libro Cuore da Edmondo De Amicis, Eugenia Barruero”.
La maestra Eugenia, al di là delle targhe e dei ricordi di chi abbia avuto la fortuna di sfiorarla, anche per un breve tratto di vita, vivrà per sempre nei cuori dei suoi alunni – reali e letterari – grazie alle parole di Cuore.
In un mondo che sempre più spesso dimentica i valori della scuola, la scuola di un tempo, la scuola ove non esistevano violenza e insulti, ma dedizione e impegno, parrebbe (con un po’ di sana utopia) indispensabile leggere nelle classi qualche pagina di Cuore.
Ad alcuni potrà sembrare anacronistico e insensato, ma basterebbe limitarsi a poche parole per capire che cosa stiamo progressivamente dimenticando e quanto sia sofferente il rapporto odierno tra maestri e studenti. Nei momenti di difficoltà, ricordiamoci della lezione di De Amicis e di Eugenia, che
«sempre allegra, tien la classe allegra» per poi ritornare «a casa ogni giorno arruffata e sgolata, tutta ansante e tutta contenta, con le sue belle pozzette e la sua penna rossa».

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