La notizia delle condizioni irreversibili, in cui giaceva nella clinica svizzera dove era stato ricoverato per un intervento alla spalla, erano arrivate come un fulmine a ciel sereno lo scorso fine settimana. Inaspettate, costringendo la Fca a correre ai ripari e a nominare subito il suo successore. Poi il triste annuncio di John Elkann: “Sergio non tornerà”.
Ora arriva la notizia della morte di Sergio Marchionne. 66 anni compiuti il mese scorso, è morto nell’ospedale di Zurigo, dove si trovava da fine giugno per delle complicazioni postoperatorie. Al suo fianco i due figlio Alessio Giacomo e Johnatan Tyler e la compagna Manuela.
Come detto sulle sue condizioni è sempre stato mantenuto il più grande riserbo e anche se nella sua ultima uscita pubblica, pochi giorni prima del ricovero è parso molto affaticato, da Fca hanno sempre parlato solo di un intervento a una spalla, poco più che routine medica, senza che nessuno pensasse a questo finale tragico.
Sabato scorso il consiglio di amministrazione di Fca ha posto ufficialmente fine all’era Marchionne nominando i suoi successori. Ironia della sorte proprio nel giorno della sua morte il successore Mike Manley debutta davanti ai mercati presentando i dati del primo semestre 2018 di Fca.
Proprio Manley ha commentato la notizia della scomparsa di Marchionne definendola straziante: «Era un uomo unico e ci mancherà. Ho strascorso 9 anni parlando con Sergio ogni giorno e il mio cuore è spezzato. Il rapporto tra noi era basato sulla trasparenza, sulla focalizzazione sugli obiettivi e, cosa più importante di tutte, sul rispetto».
«Buon viaggio Sergio – continua ad illuminare». È invece il tweet del presidente della Juventus Andrea Agnelli.
«Esprimo cordoglio e affettuosa vicinanza alla famiglia di Sergio Marchionne. Perdiamo un protagonista appassionato della moderna storia industriale del nostro Paese, un uomo dalle grandi intuizioni e dalle progettualità ambiziose, abile negoziatore degli interessi legittimi di chi rappresentava. La sua capacità fu, da subito, quella di gestire l’azienda con una visione strategica di lungo termine. A chi lo ha attaccato, soprattutto in questi ultimi giorni, rivolgo un invito, quello di guardarsi attorno per verificare che da troppo tempo manca il corrispettivo di Marchionne sulla ribalta politica e su quella sindacale, manca cioè una figura in grado di distinguersi per dinamismo, caparbietà e coraggio di portare avanti scelte non sempre popolari» è il commento del senatore torinese Pd Mauro Laus.
Anche la collega di partito alla Camera Silvia Fregolent ricorda Marchionne: «Come tutte le persone di potere anche Sergio Marchionne aveva delle contraddizioni su cui non è ora il momento di dare sentenze nette e riduttive. Marchionne ha avuto indiscutibilmente il merito di risanare e rilanciare la Fiat applicando all’industria la fantasia e la creatività del Made in Italy e conquistando i mercati mondiali. Sua l’intuizione e la capacità di vendere il modello italiano come valore aggiunto anche nel settore dell’automotive coniugando quindi sicurezza, versatilità, tecnologia con eleganza e bellezza soprattutto nei prodotti di fascia media, quelli cioè che producono fatturato, Pil e posti di lavoro. Con lui Torino è tornata ad essere la capitale mondiale dell’auto e vista la crisi degli ultimi decenni si tratta di un risultato prestigioso tutt’altro che scontato».