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giovedì, 24 Ottobre 2024

Donald Trump, 45esimo presidente degli Stati Uniti. Gli Usa chiedono “l’uomo forte”

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

di Andrea Doi

Dopo la vittoria di Donald Trump quali altri segnali devono arrivare per farci capire che ormai la maggioranza dei popoli vuole “l’uomo forte” e che il populismo, il qualunquismo, l’odio fa votare e vincere? Donald Trump, l’uomo che è una menzogna vivente, al punto di dire che vive al 68esimo piano di un palazzo che ne ha solo 58 di livelli, il riccone reso celebre anche da un talent show che qui in Italia è stato condotto da Flavio Briatore, il Donald di Playboy che spiega nei discorsi da spogliatoio come si deve prendere sessualmente una donna, ha vinto.

Hanno vinto con lui l’idea razziale dei muri che separano altri Paesi per fermare l’immigrazione. La rivalsa dell’uomo bianco dopo gli otto anni di Obama. Ecco. Ha perso Obama, gli intellettuali, gli attori democratici, il “politically correct” a scapito del disoccupato, del disperato, di chi si visto tagliare i salari e che in testa e che vede nell’altro il nemico, la causa del suo personale disastro.

Di nuovo periferie, realmente dimenticate e abbandonate dove il becero qualunquismo di un uomo pericoloso come Donald Trump ha attinto a piene mani facendo in modo che lui che non aveva nessun giornale a favore, che non aveva nessun uomo di spettacolo pronto a immolarsi per la sua causa, e che non aveva gli stessi massicci finanziamenti che ha invece incassato Hillary Clinton per la campagna elettorale e tanto meno l’appoggio del suo stesso partito, riuscisse, conquistando l’impossibile, ad entrare nella storia. I discorsi e le analisi che nelle prossime ore occuperanno le nostre giornate sono le stesse che ci ripetiamo da troppo tempo, quando vediamo movimenti populistici e perché no fascisti, conquistare doppie cifre nelle percentuali. Fino ad ora non c’era stato il vero e proprio botto: come sempre abbiamo dovuto aspettare lo “Stato degli Stati”, la potenza mondiale a stelle e strisce, per farci capire che le regole di ingaggio sono cambiate e che i comici, i predicatori d’odio attingono e crescono grazie a menzogne, alla paura vera o alimentata, cambiando così l’ordine delle cose.

La vittoria di Donald Trump è il tappo che è saltato e niente di diverso da quando i popoli applaudivano i dittatori dai balconi osannandoli mentre dichiaravano guerra a qualcuno. Ed estimatori di questa pancia che vince sul raziocinio ne abbiamo a bizzeffe anche nel nostro Paese, dove l’ultimo dei presidenti del Consiglio eletti dalla gente è stato Silvio Berlusconi, sconfitto non dalle urne ma dai magistrati.
Ora bisogna ricominciare a ricostruire. Da zero. Non bisognerebbe fermarsi alle discussioni tra di noi, a voli pindarici complessi, come avvenuto anche per le nostre “piccole” cose di casa come ad esempio le amministrative, ma piuttosto ammettere che si è lontani anni luce da gran parte di chi vive nelle nostre città, o semplicemente troppo altezzosi per capirne le loro paure quotidiane, che noi cataloghiamo a ignoranza, e quindi incapaci di sconfiggerle. Altrimenti quelli che cavalcano la pancia (vuota) delle persone continueranno a incassare consensi perché il mondo è diviso in due: chi fugge dalla dittatura e chi ne vorrebbe una, democraticamente eletta.

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