di Giulia Zanotti
Mentre in piazza scendono i lavoratori di Csi che in centinaia hanno manifestato prima davanti al palazzo della Regione in piazza Castello e poi davanti al Comune, in piazza Palazzo di città, l’amministrazione Appendino potrebbe esternalizzare verso privati, ad esempio Google, la gestione della posta elettronica del comune.
Dubbi e paure, come spiegano i segretari di Film-Cams Cgil Elisabetta Mesturino, Fisascat Cisl Roberto Ranieri, e di Uil Tucs Cosimo Lavolta: «Da troppi anni la politica ha rinunciato al suo ruolo guida sul Csi, operando tagli e assecondando logiche di sviluppo non coordinate» dicono i tre sindacali. E continuano: «A rischio ci sono 1100 posti di lavoro. Vogliamo che Csi rimanga un soggetto pubblico per l’informatica».
Con i lavoratori c’era anche il consigliere comunale e vicepresidente del Consiglio Enzo Lavolta, il quale tramite i social denuncia il fatto che mentre i lavoratori di Csi Piemonte erano sotto il Comune a Torino Chiara Appendino attivava l’account di posta di Gmail, il servizio mail di Google. «Sono contrario che un server lontano da Torino gestisca la posta del Comune o che essa venga gestita da un soggetto privato. Sarei anche disposto ad affiancare la sindaca Appendino se uscisse da questa sua ambiguità che la porta a giorni alterni a dichiararsi contraria alla privatizzazione di Csi e negli altri giorni a privatizzare i servizi erogati fino a oggi dal Consorzio. 200 mila euro si perdono per far gestire la posta a soggetti privati, mentre Città metropolitana ha già tolto tre milioni di euro e il comune di Torino prevede per il 2017 un taglio di 4 milioni.
«La Regione Piemonte – fanno eco i sindacati – dal 2010 al 2016 ha quasi ridotto il suo impegno del 20 per cento per un totale di 17 milioni e ora pensa soltanto a come privatizzare parte del Csi, le agenzie ospedaliere hanno ridotto gli affidamenti di quasi il 50 per cento, la Città metropolitana del 25 per cento, il Comune ha annunciato un taglio d i 4 milioni entro dicembre».
«Nell’ultimo anno i consorziati hanno rinunciato a riflettere – conclude Lavolta – sul futuro del Consorzio pubblico informatico al servizio degli enti abbandonando il destino di migliaia di lavoratori, le loro competenze, le loro professionalità ad una procedura di privatizzazione che l’Anac settimane fa ha bocciato. Urge quindi un chiarimento politico dei soci consorziati per non continuare a perdere tempo ed eventuali ulteriori commesse. Il tempo è scaduto».