11.3 C
Torino
giovedì, 24 Ottobre 2024

Crisi Ucraina: a Minsk accordo per una tregua, non per la pace

Più letti

Nuova Società - sponsor
Redazione
Redazione
Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Tregua dal 15 febbraio. Questo il risultato raggiunto a Minsk nei colloqui di pace tra i leader di Ucraina, Russia, Francia e Germania. Il primo ad annunciarlo è Vladimir Putin durante una conferenza stampa: «Siamo riusciti a raggiungere un accordo sui punti essenziali». Nel frattempo però il portavoce delle forze armate ucraine, Andrii Lisenko, fa sapere che una colonna formata da 50 carri armati russi e altre armi pesanti ha attraversato il confine con il Paese nella notte, mentre a Minsk era ancora aperto il tavolo della trattativa. Il timore è che il risultato sudato di Francia e Germania venga meno proprio come è successo lo scorso settembre.
Il cessate il fuoco inizierà allo scoccare della mezzanotte di sabato (alle 22 dell’ora italiana). Entro due giorni dovrà iniziare il ritiro delle armi pesanti dalla regione del Donbass che, secondo il documento firmato dalle parti a Minsk, dovrà essere completato nell’arco di 14 giorni. Gli osservatori dell’Ocse verificheranno la tregua e il ritiro delle armi.
Tra esercito e i miliziani separatisti verrà a crearsi una zona cuscinetto larga 50-70 km a seconda del tipo di arma presa in considerazione: secondo l’agenzia Interfax, la zona di sicurezza per l’artiglieria pesante sarà di 50 km, quella per i lanciarazzi multipli di 70 km, mentre i missili Tornado-S, Uragan, e Smerch e i missili balistici Tochka-U dovranno essere posizionati a non meno di 140 chilometri dal fronte.
Il vertice – durato oltre quindici ore – ha confermato poi il rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale ucraina, ridefinendo l’intesa per attuare la legge sullo statuto speciale delle province orientali del Paese già approntata lo scorso settembre. Manca però un accordo su Debaltseve, città chiave per il conflitto in atto in quanto sito di un importante snodo ferroviario. Da settimane l’esercito regolare di Kiev è intrappolato nella città, accerchiato dai separatisti in una sorta di “sacca” che impedisce i collegamenti tra due zone sotto il loro controllo.
A conferma delle tensioni che circondano il punto “Debaltseve”, un tweet dell’ ambasciatore per le missioni speciali del ministero degli Esteri ucraino, Dmitro Kuleba, che ha accusato i separatisti ucraini di aver cercato di negoziare il controllo della città. Dal canto suo Vladimir Putin ha insinuato che proprio la mancata volontà di confrontarsi direttamente con i rappresentanti filo-russi delle auto-proclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk avrebbe impedito ai negoziati di procedere in modo più spedito e proficuo.
Nonostante il raggiungimento dell’accordo, dunque, la situazione in Ucraina rimane piuttosto critica. Se infatti il ministro francese Francoise Hollande si dice piuttosto soddisfatto, Vladimir Putin non usa mezzi termini per esprimere tutto il suo scetticismo. «I negoziati tra Kiev e l’Est Ucraina sono a un punto morto» ha affermato il presidente russo, invitando le parti a intavolare a breve i negoziati per una pace duratura. Cauta anche la cancelliera Angela Merkel. «Io non mi illudo, noi non ci illudiamo – ha commentato il leader tedesco – È necessario ancora molto molto lavoro, ma c’è una chance reale di migliorare le cose».

- Advertisement -Nuova Società - sponsor

Articoli correlati

Nuova Società - sponsor

Primo Piano