La reazione di Roberto Cota è una ratatouille di espressioni trite e ritrite del “buon” Silvio Berlusconi.
Non l’ha presa certo bene l’esponente del Carroccio: oggi il Tar ha infatti accolto il ricorso dell’ex governatore Mercedes Bresso sulle firme false della lista “Pensionati per Cota” di Michele Giovine, condannato in via definitiva il 14 novembre scorso a due anni e otto mesi per falso elettorale.
Si scatena così l’ira dell’uomo dalle mutande verdi. Apriti cielo: «Si tratta di un golpe, oltre che essere una sentenza vergognosa. Questa sentenza è una vergogna che colpisce i cittadini piemontesi che hanno liberamente espresso i loro voti nel 2010».
«Sono oggetto di una persecuzione senza pari – dice parafrasando l’Arcorino – da parte di una sinistra che usa sempre i soliti metodi: siccome non riesce a vincere le elezioni con il voto popolare, pensa di usare l’arma giudiziaria».
«In più questa sentenza arriva quattro anni dopo le elezioni – aggiunge Cota, sottolineando che – si valuta l’irregolarità di una lista e non quella di un’altra lista collegata a Bresso» riferendosi alla non regolarità della lista ”Pensionati per Bresso” di Luigina Staunovo. A tale frecciatina il predecessore ha immediatamente ribattuto: «Questo era il ricorso principe per la gravità della cosa. Su tutte queste liste, compresa quella collegata con me – ha osservato – non ci sono stati ricorsi elettorali o sono stati persi».
«È il momento dei festeggiamenti – commenta Bresso – È una sentenza che non lascia dubbi, a questo punto si torni presto al voto che consenta ai piemontesi un governo legittimo della Regione».
«Chi oggi canta vittoria – ha però ribattuto scocciato Cota – dovrebbe spiegare le irregolarità della propria lista».
«Da quando sono stato eletto sono oggetto di una persecuzione senza pari. Continuerò – ha aggiunto – a fare il Governatore. Andrò avanti, chiedo giustizia».
«Faremo ricorso al Consiglio di Stato – annuncia – contro questa vergognosa sentenza e io continuerò a fare il governatore».
«Evidentemente abbiamo toccato troppi interessi, evidentemente abbiamo dato fastidio».
«Lascio questa stanza e torno a lavorare per i piemontesi», ha chiuso così la conferenza stampa nel Palazzo della Regione Piemonte.
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